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Alcuni sintomi del parto si annunciano con alcune settimane di anticipo. È molto facile quindi avere una serie di fastidi o disturbi: tensione e dolori addominali simili a quelli mestruali; bisogno di urinare più spesso (a causa del peso del feto che si sta posizionando e preme sulla vescica); nausea e vomito e difficoltà a digerire (perché il bimbo ha dimensioni tali da premere su stomaco e intestino; dolori alla schiena.
Altri sintomi del parto sono le cosiddette false contrazioni (di Braxton-Hicks) che si possono presentare anche durante tutto l’ultimo trimestre di gravidanza, soprattutto verso sera o comunque più volte al giorno. Si manifestano a intervalli irregolari, non sono dolorose, durano circa 30 secondi e sono assolutamente inefficaci per il parto, perché non hanno la capacità di dilatare e modificare il collo dell’utero.
La perdita del tappo mucoso
Un altro tra i più comuni sintomi del parto è la perdita del tappo mucoso che durante l’attesa chiude il canale cervicale per proteggere il feto nel pancione dai batteri che si trovano nell’ambiente vaginale: si tratta di una secrezione vischiosa, talvolta striata di rosa o di bruno. Talvolta ci si accorge della perdita del muco quando si è in bagno, ma spesso passa inosservata. Questo sintomo indica che il collo (cioè la parte inferiore) dell’utero si sta modificando per prepararsi al parto.
Le “vere” contrazioni
Con l’avvicinarsi del parto, poi, le contrazioni si fanno più frequenti e regolari. Hanno inizio così quelle “vere”, nel senso che sono efficaci per modifocare e dilatare l’utero. A questo punto entriamo nella prima delle tre fasi del parto. Le contrazzioni si contraddistinguono per la progressiva frequenza (da 10 a 3 minuti circa tra l’una e l’altra), intensità (sono sempre più forti) e durata (aumentano da 20 a 60 secondi circa). Dal momento in cui le contrazioni si presentano a intervalli inferiori ai 10 minuti, occorre misurarle con un orologio: l’intervallo tra le contrazioni si misura dall’inizio di una contrazione all’inizio di quella successiva. Man mano che le contrazioni diventano più intense, dolorose ed efficaci il collo dell’utero inizia ad appianarsi e dilatarsi, passando da un minimo di mezzo centimetro a 9-10 centimetri. Per combattere il dolore, si può fare ricorso all’epidurale.
La perdita delle acque
Di solito, a questo punto si è già avuta la rottura del sacco amniotico (la cosiddetta perdita delle acque): in alcuni casi la perdita è minima e si può confondere con una perdita di urina o di secrezioni dalla vagina. In altri, invece, si verifica uno sgocciolamento continuo dai genitali. Se a questo punto il sacco amniotico è ancora integro, il personale medico procede all’amnioressi, cioè la rottura artificiale del sacco amniotico, per favorire l’avvio delle contrazioni efficaci per il parto.
A volte le contrazioni si indeboliscono
Durante il travaglio è possibile che i progressi vengano intervallati da “passi indietro”, che, comunque, non devono scoraggiare la partoriente, in quanto sono assolutamente normali. In alcuni casi, però, si possono verificare dei rallentamenti potenzialmente dannosi per la futura mamma o per il nascituro e, in questo caso, il ginecologo può decidere di intervenire con il parto pilotato.
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