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Studiare il modo in cui, durante la gravidanza, le cellule della mamma e quelle del feto comunicano non è solo affascinante, ma può essere anche utile per predire il rischio di parto pretermine. A ipotizzare l’importanza di questa forma di scambio di informazioni è un nuovo studio guidato dalla University of Texas Medical Branch a Galveston, pubblicato sull’American Journal of Obstetrics and Gynecology .
Comunicazione costante
Durante la gravidanza, spiegano gli autori dello studio, vi è una comunicazione costante tra cellule materne e fetali, utilizzando ‘sacche’ piene di sostanze chimiche, chiamate esosomi: segnalano al corpo della madre che gli organi fetali sono completamente maturati, il che innesca il travaglio di parto.
L’esperimento in laboratorio
Per testare la funzione dell’esosoma, sono stati utilizzati topi geneticamente modificati per far sì che determinate proteine esosomiche si illuminassero di un rosso e verde fluorescente quando i campioni di sangue e tessuto venivano visualizzati al microscopio per distinguere tra quelli del feto e della mamma. Dall’analisi è emerso che isolare e rintracciare gli esosomi fetali che viaggiano verso la parte materna è un utile indicatore della salute e dello sviluppo del feto che può essere misurato in campioni di sangue materno. Allo stesso modo, il ‘viaggio’ di esosomi dal lato materno al feto produce cambiamenti funzionali.
Possibilità di nuovi farmaci
Ora gli autori sono in procinto di testare un nuovo approccio nel trattamento del parto pretermine: verificheranno l’utilità di farmaci racchiusi in esosomi che possono potenzialmente attraversare la barriera della placenta, raggiungere il feto e prevenire l’infiammazione fetale, una delle principali cause del parto pretermine per la quale non esiste attualmente alcun trattamento farmacologico.