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Si parla di parto pretermine se avviene prima della 37a settimana di gestazione: in Italia si registrano poco più del 6 per cento di casi sulle nascite totali. Se negli ultimi 30 anni non è cambiata sostanzialmente la percentuale di incidenza del fenomeno, per fortuna è decisamente aumentato il numero dei neonati che sopravvivono. Tanto dipende ovviamente dalla settimana in cui ha luogo il parto pretermine.
I fattori di rischio
Ci sono alcune situazioni che possono favorire un parto pretermine; ecco le principali:
– caratteristiche della donna incinta (età inferiore a 17 anni o superiore a 40 anni, statura o peso corporeo al di fuori dei valori normali, gemellarità familiare);
– esiti di gravidanze precedenti (aborti, decessi neonatali, precedenti parti pretermine);
– malattie materne (diabete, ipertensione arteriosa, anemie, insufficienze cardio-respiratorie, malformazioni e infezioni uro-ginecologiche, traumi);
– condizioni fetali (ritardo di crescita intrauterina, gemellarità, malformazioni);
– cause placentari o annessiali (annidamento anomalo dell’ovulo, placenta previa, distacco di placenta, rottura precoce delle membrane).
È importante la prevenzione
È fondamentale innanzitutto sottoporsi a controlli periodici, che permettano al ginecologo di valutare l’andamento del collo dell’utero e individuare la presenza di fattori di rischio. È bene poi comunicare al medico se si avvertono contrazioni, con quale frequenza capitano episodi di febbre (anche di origine influenzale), o se si notano perdite vaginali insolite o irritazioni. Alcuni studi evidenziano come l’ecografia al collo dell’utero possa essere un esame utile per dare indicazioni sull’imminenza di un parto prematuro. Va sottolineato che raramente una condizione di rischio è sostenuta da un’unica causa: spesso fattori di diversa natura si sovrappongono e si intrecciano.
Riposo e letto e farmaci specifici
Oltre agli interventi specifici per il fattore di rischio individuato, è fondamentale che la donna riduca tutte le condizioni di stress generati da lavori pesanti. Altrettanto importanti sono il riposo a letto protratto per 24 ore, un’alimentazione equilibrata e il ricorso a sedativi, a farmaci che riducono le contrazioni uterine e, nei casi indicati, al cerchiaggio cervicale.