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Un parto senza dolore è il sogno di ogni donna. Dalla ruota, all’ipnosi, sono tanti i metodi validi per alleviare i dolori del parto. E per chi cerca un “aiutino” in più, si sta facendo largo nei reparti di maternità, l’analgesia senza ago: dimezza i dolori, è sicura e può essere somministrata senza la presenza dell’anestesista. In ogni caso, conoscere la struttura prescelta e le alternative che propone al tradizionale travaglio sul lettino, è il primo passo per scegliere in maniera consapevole come mettere al mondo il proprio bambino.
Come si fa il parto con la ruota
Durante il travaglio, dare spazio alle sensazioni dettate dal proprio istinto è la cosa più giusta che la futura mamma possa fare. Per cercare la posizione più congeniale, la ruota rappresenta un valido attrezzo, che consente alla donna di muoversi con più facilità durante il travaglio, passando dall’essere seduta allo stare in piedi, sicura di sentirsi sostenuta e con il grado di inclinazione più gradito. La ruota si aziona con un telecomando, che può essere attivato dalla mamma o dall’ostetrica. Si tratta di uno strumento in uso da anni, messo a punto nel Nord Europa, dov’è tutt’ora molto usato. Simile a un attrezzo per la palestra, la ruota è composta da tre elementi: una struttura metallica a doppia spirale, un sedile (con poggiatesta e supporto lombare), due forze motrici. Il sedile offre alla donna un comodo sostegno alla regione lombare e alle gambe. Una delle due forze motrici consente la rotazione della spirale, per assecondare i movimenti della mamma, mentre l’altra permette di sollevare l’intera struttura per agevolare le manovre dell’ostetrica.
Qual è la posizione per partorire con lo sgabello svedese
È un seggiolino imbottito privo di schienale e aperto sul davanti, che offre sostegno e favorisce la mobilità della zona pelvica. Il fatto che la schiena non sia appoggiata non è uno svantaggio, al contrario: la futura mamma è più comoda perché riesce a muovere la colonna vertebrale a sua piacimento. In posizione accovacciata e con i piedi per terra, la donna sfrutta al meglio la forza di gravità, agevolando la distensione del perineo e la naturale discesa del bambino lungo il canale del parto. Lo sgabello svedese può essere usato solo per una parte del travaglio o per tutto il parto. Nel caso venga impiegato anche durante la fase espulsiva, l’ostetrica si abbasserà per prendere il bambino al momento della nascita, mentre il partner sarà un valido sostegno per la futura mamma, ponendosi alle sue spalle per praticare un delicato massaggio alla schiena, alleviando le tensioni e comunicando attraverso le mani tutta la sua partecipazione.
Perché funziona il parto in acqua
A patto che l’acqua sia un elemento congeniale per la futura mamma, l’effetto di immergersi a 37° C agisce sul sistema nervoso parasimpatico della donna, agevolandone il rilassamento. Una mamma tranquilla produce meno ormoni dello stress e più endorfine, riducendo la percezione del dolore. Anche il pavimento pelvico ne risente in maniera positiva, tanto che l’azione emolliente sui tessuti, rende la dilatazione del collo dell’utero più veloce e meno dolorosa.
Inoltre, l’effetto rilassante dell’acqua, diminuisce la pressione sulla vena cava e sull’aorta, migliorando così l’ossigenazione dell’utero e del feto. E ancora: la maggiore umidità nell’ambiente, creata dall’acqua calda, ha un effetto aerosol che migliora la respirazione della donna. Per immergersi in acqua non c’è un tempo più giusto di un altro, tuttavia è indicato dalla seconda metà del travaglio, quando la dilatazione è superiore ai 4 centimetri.
I benefici dell’acqua a 37° C sono notevoli anche per il bambino, che percepisce un adattamento più graduale alla vita extrauterina.
Quali sono gli esercizi training autogeno respiratorio per il parto?
Meglio conosciuto come metodo R.A.T. (Respiratory Autogenic Training), è una tecnica che si basa sull’esecuzione di alcuni esercizi di respirazione, capaci di rilassare i muscoli coinvolti nel parto. È tra le strategie più antiche, più naturali e più conosciute contro il dolore. Una volta acquisito, il metodo invita alla visualizzazione del proprio corpo, unendo l’esercizio d’immaginazione, al controllo della respirazione lenta e regolare. In questo modo la futura mamma cerca di dare un senso ai dolori delle contrazioni, accompagnando il bambino verso il canale del parto. Tuttavia, non è una cosa che s’improvvisa, bisogna prepararsi per tempo, con corsi specifici preparto, che possono rappresentare anche l’occasione per conoscere l’ambiente e le persone che saranno di supporto per il grande giorno.
Per favorire il rilassamento, le luci basse e l’ascolto di brani musicali che evocano i rumori della natura possono aiutare a creare la giusta atmosfera, necessaria per contenere l’ansia e agevolare il riposo tra una contrazione e l’altra.
Come arrivare rilassati al parto con l’ipnosi
Indicata per chi ha l’ansia del parto, è una tecnica che si acquisisce con un corso specifico proposto, però, solo in alcuni ospedali. Informarsi e prepararsi in anticipo è fondamentale: se si sceglie di provare la via dell’auto-ipnosi, bisogna cominciare un corso di preparazione almeno intorno alla 27a settimana di gravidanza, in modo di avere il tempo per esercitarsi e padroneggiare la tecnica. Una volta acquisito il metodo, basteranno pochi secondi per raggiungere una condizione di calma profonda. Con lo specialista si concorderà un gesto simbolico, o una parola chiave, per aiutare la donna a entrare nella condizione ipnotica in qualunque momento, recuperando lo stato di rilassamento già sperimentato durante il corso. Quando si riesce a ridurre al minimo l’ansia l’organismo produce più ossitocina, l’ormone responsabile della buona progressione del travaglio, riducendo così i tempi del parto.
Perché lo sfogo della voce allevia i disturbi del parto
Si tratta di una proposta naturale che agisce sulla componente psicologica della futura mamma, aiutando ad attenuare la tensione e i dolori delle contrazioni durante il travaglio, l’unica condizione è non avere paura di lasciarsi andare. La voce è uno strumento potente spesso sottovalutato: i vocalizzi modulati sui toni giusti inducono a espirare in modo prolungato e proprio grazie all’espirazione la muscolatura si rilassa, riducendo il dolore della contrazione. Scaricare la tensione e il dolore attraverso la voce, con toni bassi a inizio travaglio, più acuti quando le contrazioni sono più ravvicinate e intense, e di nuovo bassi nella fase culminante del parto, è una forma consolatoria istintuale alla portata di tutte le donne.
Come funziona il parto con l’analgesia esilarante
Con l’analgesia dolce, senza ago, partorire con il sorriso si può e non è necessaria la presenza dell’anestesista. Durante il travaglio, quando le contrazioni diventano forti e ravvicinate, negli ospedali dov’è prevista questa modalità di analgesia, la futura mamma ha a disposizione una mascherina per respirare una miscela di protossido d’azoto e di ossigeno al 50%. Le sostanze inalate hanno un leggero effetto euforizzante, da qui l’espressione di gas esilarante. Dall’effetto velocissimo (meno di un minuto dall’inalazione), la miscela ha proprietà analgesiche e ansiolitiche, tanto da ridurre il dolore e diminuire gli stati d’ansia. Specie il protossido di azoto agisce a livello del sistema nervoso centrale, attenuando i centri del dolore.
Per la mamma e il bambino non ci sono controindicazioni, anche se il gas esilarante può dare un leggero intontimento, lascia comunque alla mamma la lucidità necessaria per spingere al momento giusto, senza incidere sulla durata del parto e il benessere del nascituro.
Si tratta di una metodica ampiamente collaudata nei Paesi anglosassoni, che da molti anni hanno adottato questo tipo di analgesia nei reparti di maternità. In Italia ha fatto la sua comparsa in campo odontoiatrico e da pochi anni anche in alcune sale parto, seguendo le disposizioni regionali per i Livelli essenziali di assistenza (Lea), riguardo la parto-analgesia e la nascita dolce.