Parto in casa in aumento a causa del Covid-19

Roberta Raviolo A cura di Roberta Raviolo Pubblicato il 01/07/2020 Aggiornato il 01/07/2020

Aumentano le donne che, per dare alla luce il bambino, scelgono il parto in casa. È un effetto del Covid-19, ma per gli esperti l’ospedale è sempre più sicuro

Parto in casa in aumento a causa del Covid-19

Sempre più donne, soprattutto in seguito alla pandemia di Covid-19, scelgono il parto in casa per dare alla luce il proprio bambino. Si tratta in realtà di una tendenza emersa già negli anni scorsi: tra le future mamme con gravidanza senza complicazioni, si è fatta strada la volontà di partorire al di fuori dell’ospedale, nelle case di maternità e soprattutto presso il proprio domicilio.

La ricerca della sicurezza

Prima della pandemia da coronavirus, circa lo 0,05-0,1 per cento delle donne sceglievano il parto in casa, per il desiderio di riportare la nascita a una dimensione più intima, più privata, circondata dagli affetti famigliari. Tra le altre motivazioni, oltre a quelle culturali e religiose, le donne che decidono per il parto in casa desiderano avere maggiore padronanza del proprio corpo senza il condizionamento di interferenze mediche, sentendosi più a proprio agio in un ambiente intimo e confortevole e, quindi, assicurando maggiore benessere per sé e per il neonato. Ebbene, questo trend è aumentato negli ultimi mesi  proprio per  la volontà di evitare gli ospedali, per effetto della pandemia da Covid-19, considerati luoghi dove si è esposti a un possibile contagio.

L’ospedale resta il luogo più sicuro

Gli esperti della Società italiana di neonatologia (Sin) , pur comprendendo i timori delle gestanti e il desiderio di un parto naturale a casa propria, ribadiscono che l’ospedale restare il luogo più sicuro per far nascere un bambino. Il professor Fabio Mosca, Presidente della Società Italiana di Neonatologia, in occasione della Giornata Internazionale del Parto in casa, ha assicurato che “Anche in tempo di coronavirus, i nostri punti nascita sono più che mai protetti, con personale dedicato e percorsi separati per accettazione ostetrica, sale parto, puerperio e nido”.  Un parto in ambiente extraospedaliero o a domicilio potrebbe essere pericoloso in alcune situazioni. In caso di complicazioni improvvise e non prevedibili per madre o figlio, l’assistenza che si può fornire dopo un parto in casa è di qualità inferiore rispetto a quella fornita da un punto nascita. Una ricerca inglese dimostra che più del 10 per cento di tutti i parti pianificati a casa vengono poi espletati in ospedale per complicanze alla mamma e al bambino. Per le donne alla prima gravidanza, questo avviene quasi nella metà dei casi.

Più naturalezza anche in ospedale

Secondo la Sin, la strada più sicura per rispondere al desiderio di sicurezza e di naturalità durante la nascita di un bambino è demedicalizzare l’evento nascita negli ospedali. La donna deve sentirsi completamente a proprio agio, potendo contare sul supporto dei famigliari proprio come a casa, ma con la garanzia di essere assistita in caso di urgenze non previste, anche implementando le recenti “Linee di indirizzo per la definizione e l’organizzazione dell’assistenza in autonomia da parte delle ostetriche alle gravidanze a basso rischio (BRO)”. La cura del neonato deve essere affidata esclusivamente al pediatra e al neonatologo, perché sia sottoposto alle valutazioni cliniche che comprendono lo screening metabolico allargato, lo screening per le cardiopatie congenite, lo screening audiologico, il calo ponderale e tutti quei controlli che proseguono durante la degenza e che permettono di dimetterlo in sicurezza. Tutto questo avviene in un percorso organizzativo fondato sull’umanizzazione delle cure, con attenzione alla promozione dell’allattamento al seno, a favorire il legame mamma-neonato, al rooming-in.

Quando si desidera proprio partorire a casa

Se la volontà di una mamma è, comunque, quella di partorire in casa, per affrontare la nascita nelle condizioni di maggiore sicurezza possibile, occorre che entrambi i genitori siano sempre adeguatamente informati di rischi e limitazioni del parto in casa e che questo sia pianificato a patto che la gravidanza e la nascita siano a basso rischio. A queste indicazioni si aggiungono quelle delle linee guida recentemente aggiornate dell’American Academy of Pediatrics (AAP), che raccomandano la disponibilità di personale certificato in assistenza alla nascita, di cui almeno uno con un’adeguata formazione e le attrezzature necessarie alla rianimazione del bambino. Inoltre deve essere garantita la disponibilità di una rete di soccorso urgente in caso di trasferimento in ospedale. Il parto a casa deve essere insomma parte di un sistema di assistenza alla gravidanza e al parto ben integrato con le strutture ospedaliere. Infine deve essere previsto un sistema di trasporto di emergenza materno (STAM) e neonatale (STEN) efficiente e il domicilio dove avviene il parto non deve essere lontano dall’ospedale.

 

 

 
 
 

Da sapere!

Secondo quanto stabilito da “The American College of Obstetricians and Gynecologists Committee on Obstetric Practice” e da altre linee guida internazionali, il parto in casa è possibile se:

la donna non era soggetta a malattie prima della gravidanza

non si sono verificate in gestazione malattie significative (per esempio ipertensione o diabete)

la donna non ha più di 35 anni

la gravidanza non è gemellare

ll bambino è in presentazione cefalica e corretta

l’età gestazionale è compresa tra 37 e 41 settimane in donna che ha già partorito

la presentazione anomala, la gestazione multipla o un precedente parto con taglio cesareo sono considerate controindicazioni assolute al parto in casa.

 

Fonti / Bibliografia

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