Parto in casa: è meglio se la futura mamma sta bene

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 23/06/2014 Aggiornato il 23/06/2014

In Gran Bretagna il parto in casa è incoraggiato da nuove linee guida per le gravidanze non a rischio 

Parto in casa: è meglio se la futura mamma sta bene

Le donne in buona salute con una gravidanza tranquilla dovrebbero essere incoraggiate a scegliere il parto in casa o al massimo in una struttura con sole ostetriche, le case maternità, invece che negli ospedali. Sono queste le linee guida emanate in Gran Bretagna dal National Institute for Health and Care Excellence (Nice), accettate anche dal Royal College of Obstetricians and Gynaecologists, che si basano sui risultati dello studio Birthplace condotto su 65mila donne inglesi con a tema il parto in casa.

Non aumenta il rischio

L’intento dei ricercatori era quello di comprendere quali fossero i vantaggi e i rischi per mamma e bambino di questo tipo di parto al proprio domicilio. Dallo studio è emerso che, prendendo in considerazione gravidanze non a rischio, i parti che avvengono in punti nascita gestiti da ostetriche hanno la stessa probabilità di problemi per il bambino o per la mamma di quelli che avvengono negli ospedali. Nel parto in casa la percentuale di rischio aumenta leggermente con il primo figlio, mentre rimane uguale per quanto riguarda le gravidanze successive.

Solo per gravidanze “tranquille”

Il Royal College ha specificato che le raccomandazioni del Nice sono da supportare, indicando anche la necessità di una riduzione dei reparti maternità negli ospedali per poter concentrare le cure specialistiche sulle donne che hanno serie necessità o in caso di urgenze. Secondo il presidente Anthony Falconer solo un terzo delle partorienti ha bisogno di un medico, solo un terzo di una ostetrica e soltanto un terzo di entrambi. Via libera quindi al parto in casa a patto però che la valutazione del rischio durante la gravidanza sia stato fatto correttamente.

In breve

IN ITALIA POCO DIFFUSO

In Italia, secondo il rapporto Cedap del Ministero della salute, la percentuale di parti in casa è molto bassa, e arriva al massimo allo 0,4 per cento in Friuli Venezia Giulia. Solo alcune regioni, Piemonte, Emilia Romagna, Marche e da poco tempo anche il Lazio, oltre alle province di Bolzano e Trento, garantiscono un rimborso parziale delle spese alle donne che fanno questa scelta.

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