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Un’indagine condotta su più di 50 ospedali italiani da Cittadinanzattiva ha fotografato la situazione dalla gravidanza al parto. Sono emerse differenze sostanziali da regione a regione, da struttura a struttura, ma non solo, anche tra servizi e servizi quando si tratta di parto e nascita. Ecco cosa è emerso in merito al parto cesareo, al rooming in, all’allattamento al seno e agli esami neonatali per il bambino.
Il parto cesareo
Il nostro Paese è ai primi posti in Europa per il numero di tagli cesarei effettuati: in Italia la percentuale media di tale intervento è del 38%, contro il 15-20% considerato fisiologico dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità). In particolare, la maggior propensione al parto cesareo per la nascita del bambino si rileva nelle case di cura convenzionate con il Servizio sanitario nazionale, dove si regista il 58,3% delle nascite con cesareo rispetto al 35% osservato negli ospedali pubblici italiani. Se le regioni più virtuose (con un tasso di parti cesarei inferiori) sono Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Toscana, quelle con le percentuali di tagli cesarei più alte (superiori al 35%) sono Liguria, Abruzzo, Molise, Lazio, Campania, Basilicata, Sicilia e Sardegna.
Il rooming in
Buone notizie, in questo caso. L’84% dei reparti degli ospedali italiani monitorati offre il servizio di rooming in (che consente alla mamma di stare in stanza con il bimbo). I risultati migliori se li aggiudicano le strutture più grandi, con più di 2.500 parti annui, che garantiscono il servizio nel 100% dei casi, mentre nei punti nascita più piccoli (parti annui inferiori a 800) la percentuale scende all’81%.
L’allattamento al seno
I punti nascita degli ospedali italiani più grandi (con più di 2.500 parti annui) sostengono la puerpera e la accompagnano fin dalle prime fasi dell’allattamento al seno. Ne verificano l’andamento in più momenti del ricovero, offrendo materiale informativo, controllandone lo stato al momento della dimissione e accompagnando la mamma nel post dimissione (100%). Le strutture più piccole, invece, garantiscono un’assistenza più limitata: si va dal 35% delle strutture con parti annui compresi tra 1.000 e 2.500, passando per il 60% degli ospedali con meno di 800 parti all’anno, fino all’ 83% delle strutture di medie dimensioni (parti annui tra gli 800 e i 900).
Gli screening neonatali
Più della metà dei punti nascita (64%) non esegue il test del riflesso rosso (per la ricerca della cataratta congenita). I più sensibili al tema sono gli ospedali italiani più piccoli, dove questa analisi si esegue nel 60% dei casi. Percentuali più incoraggianti si registrano per lo screening audiologico, eseguito nel 74% delle strutture. Il 96% degli ospedali esegue gli screening metabolici neonatali obbligatori per legge (fenilchetonuria, fibrosi cistica, ipotiroidismo congenito). Per quanto riguarda, invece, lo screening metabolico allargato, complice la mancanza di una legge nazionale in materia, in ogni regione si rilevano situazioni differenti. Rispetto al campione analizzato durante l’indagine, lo screening neonatale metabolico allargato viene eseguito dal 44% dei centri. Solitamente si tratta di un servizio erogato a titolo gratuito; solo nel 5% dei casi è considerato a pagamento.