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Non sempre il parto naturale avviene senza intoppi. Talvolta, può succedere che il bimbo non riesca a uscire. In questi casi, si può ricorrere alla manovra di Kristeller, una spinta effettuata dall’ostetrica o dal ginecologo che aiuta il bebè a venire alla luce.
Una spinta particolare
La manovra di Kristeller consiste nel posizionare l’avambraccio all’altezza della parte alta dell’utero della partoriente. Non appena arriva la contrazione, bisogna far scivolare il braccio per tutta la lunghezza della pancia, esercitando una spinta decisa dal fondo dell’utero verso il basso. Questo gesto, in genere, non può essere ripetuto per più di tre volte.
Quando si usa
Se il parto procede senza problemi non è necessario alcun tipo di aiuto esterno. Se, invece, la testa del bambino è ben visibile e la fase espulsiva è quasi al termine, ma il bebè non riesce a uscire, il personale medico può decidere di intervenire con la manovra di Kristeller. In genere, questo accade quando la mamma non riesce più a spingere in modo corretto, magari perché è stanca, oppure quando il bambino si incastra nel canale del parto e testa e spalle faticano a uscire. Anche quando le contrazioni dell’utero non sono sufficientemente forti per favorire l’uscita del neonato può essere necessario un aiuto di questo tipo.
I possibili rischi
Questa manovra può risultare molto dolorosa per la donna. Alcune mamme ne restano addirittura scioccate. Inoltre, può comportare alcuni rischi, come lesioni della vagina e/o del perineo, contusioni o rottura dell’utero, emorragie, distacco della placenta. Per questo va riservata solo a casi selezionati e va usata solo in situazioni di emergenza. Oltretutto non può sempre essere effettuata: per esempio, è “vietata” quando la testa del bambino è molto più grande del bacino della madre.