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L’Italia è uno dei Paesi dove il parto cesareo continua ad avere una media nettamente al di sopra di quella europea, mentre l’Oms ha fissato la percentuale massima al 15%. Il parto naturale, rispetto al parto cesareo, infatti, permette al bambino di venire a contatto, durante il transito nel canale vaginale, con i batteri della madre. Questi batteri sono fondamentali per contrastare alcune malattie su base immunologica, quali asma, celiachia, obesità e diabete di tipo 1.
La soluzione: il “trapianto” di batteri materni
La sperimentazione di un gruppo di ricercatori negli Stati Uniti ha dimostrato che il microbiota dei piccoli che nascono con parto cesareo, ovvero il complesso di microrganismi che si trovano nell’intestino, è carente di questi batteri “buoni”, che forniscono molti anticorpi contro le minacce esterne. Ma i ricercatori hanno trovato un rimedio, attuando una sorta di “trapianto” dei batteri materni: passare un batuffolo di ovatta sulla pelle dei bambini nati con parto cesareo, con cui in precedenza era stato prelevato un tampone vaginale della madre. Così facendo, non è stata poi rilevata quasi nessuna differenza con i piccoli nati con parto naturale.
Potrebbe diventare un intervento di “routine”
Il successo del “trapianto” è dimostrato anche dal fatto che tutti i neonati avevano lo stesso tipo di dieta alimentare, costituita esclusivamente da latte materno. Inoltre, come ha affermato Dennis Kasper, microbiologo e immunologo all’Harvard Medical School di Boston, questa nuova pratica rappresenta “un intervento molto interessante e alla portata di tutti gli ospedali”, soprattutto per la tutela dei piccoli nati con parto cesareo e per la costruzione delle difese immunitarie contro malattie che possono compromettere seriamente la qualità della vita.