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Si è sempre creduto che il parto cesareo fosse favorito dal parto indotto. Ora uno studio mette in discussione questa ipotesi, anzi la ribalta.
Studio su più di 30mila parti
I ricercatori hanno analizzato 157 studi che includevano più di 30mila parti, per determinare se sussisteva un rischio maggiore di parto cesareo associato al parto indotto. I risultati hanno mostrato che il rischio di cesareo era significativamente più basso (12% in meno) nel parto indotto rispetto alle altre tipologie di parto (in particolare, quella che prevede di seguire l’andamento naturale del travaglio, secondo la modalità “aspettare e vedere”). Lo studio è opera della Queen Mary University of London (Regno Unito) ed è stato pubblicato sulla rivista Canadian Medical Association Journal.
Quando serve indurre il parto
Un tempo si credeva che le tecniche di induzione del travaglio favorissero poi il ricorso al parto cesareo. Invece sembra proprio no. Il parto viene indotto in circa il 20% delle donne incinte, per diverse ragioni. È previsto per esempio quando il termine previsto per il parto viene superato ma il travaglio non inizia in modo spontaneo, se le membrane si rompono ma dopo 24 ore le contrazioni non sono ancora iniziate, se la placenta non funziona più in maniera ottimale, se il liquido amniotico è scarso oppure se gli esami indicano che il bambino non si sta più sviluppando, ma è pronto per nascere.
Prostaglandine o ossitocina
Il parto indotto può avvenire applicando un gel a base di prostaglandine in vagina oppure somministrando l’ossitocina per via endovenosa. Se dopo 8-12 ore il travaglio non è avviato, il medico potrebbe decidere per il parto cesareo.