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Nonostante le numerose campagne di informazione condotte negli ultimi anni, l’Italia resta ai primissimi posti in Europa, seconda solo a Cipro, per numero di donne che partorisce con il parto cesareo. Lo rivela il progetto Euro-Peristat, i cui risultati sono stati pubblicati recentemente sulla rivista Bjog: An International Journal of Obstetrics and Gynaecology.
Un progetto internazionale
Euro-Peristat è un progetto internazionale che ha visto il coinvolgimento di ben 26 paesi dell’Unione Europea, oltre a Norvegia, Islanda e Svizzera. Per quanto riguarda l’Italia, il ruolo di coordinamento è stato svolto dall’Unità di Ricerca di Epidemiologia Perinatale dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, con la collaborazione della Direzione Generale del Sistema Informativo e Statistico Sanitario del ministero della Salute e di quella per le Statistiche Socio-Demografiche e Ambientali dell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat). Gli esperti hanno analizzato il tasso di parto cesareo nei diversi Stati, per cercare di scattare una fotografia il più possibile precisa della situazione attuale.
In caso di gravidanze gemellari
Dall’analisi dei dati si è visto che il ricorso al parto cesareo è molto variabile. Si va da una percentuale del 52% registrata a Cipro a una del 14.8% registrata in Islanda. Ciò anche se si considerano le variabili che più possono influire sul tipo di parto, come gravidanza gemellare, posizione del bebè, età della mamma. Basti pensare che in Norvegia, Islanda, Finlandia e Olanda, meno della metà delle nascite gemellari avviene con parto cesareo, mentre a Malta e Cipro oltre 9 donne su 10 in attesa di gemelli non partoriscono per via naturale. Oppure che nel caso di bebè in posizione podalica, meno di tre quarti delle donne norvegesi e finlandesi subisce il taglio, contro più del 90% delle donne di altri Paesi, fra cui l’Italia. Le ragioni? Sicuramente queste differenze sono legate a modalità di organizzazione e finanziamento dei sistemi sanitari differenti nei diversi territori. Anche le aspettative dei genitori e l’influenza delle opinioni del personale sanitario ricoprono un ruolo importante.
La situazione italiana
Per quanto riguarda il nostro Paese, il tasso di tagli cesarei è ancora alto: la percentuale, infatti, è del 38%, nonostante l’Organizzazione mondiale dalla sanità indichi come soglia ideale il 15%. “Il dato sull’elevata frequenza del parto cesareo in Italia, superato in Europa soltanto da Cipro, è ben noto, e solo parzialmente giustificato dalla età elevata delle madri italiane. Esistono notevoli differenze tra regioni, e quindi si pongono a livello nazionale gli stessi interrogativi sull’appropriatezza dell’intervento sollevati dalle differenze europee” spiega Marina Cuttini, coautrice dell’articolo pubblicato su Bjog. Fortunatamente negli ultimissimi anni qualcosa si è smosso, anche a livello istituzionale. La speranza è che si compiano ulteriori passi nella direzione di una minore medicalizzazione del parto.