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Ogni anno in Italia mille bambini vengono alla luce in casa, anziché in ospedale o in clinica. La scelta del parto in casa anziché in una struttura ospedaliera appartiene a un numero di donne italiane piuttosto ristretto che rimane pressoché costante dagli anni ’60. Un fenomeno – quello del parto a domicilio – tanto raro quanto strenuamente difeso dai suoi sostenitori: come spiega Marta Campiotti, presidente dell’Associazione nazionale ostetriche parto a domicilio e casa maternità(), il parto tra le mura domestiche – quando è possibile effettuarlo – risponde “al bisogno espresso da alcune donne di avere un’assistenza al parto più intima e personalizzata”.
Uno studio del Mario Negri
Sul parto in casa e sulla sicurezza del partorire in casa l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano ha condotto uno studio che ha coinvolto 600 donne incinte con tutte le caratteristiche per poter effettuare un parto in casa, assistite durante la gestazione dall’Associazione nazionale ostetriche parto a domicilio e casa maternità. “Il 74% delle donne seguite, ovvero 3 su 4, ha partorito in casa. Otto donne e 11 neonati dopo il parto sono stati trasferiti in ospedale perché necessitavano di assistenza. Tutte le donne e tutti i neonati assistiti non hanno manifestato sequele a distanza”, spiega Campiotti.
Lotus birth
Oltre la metà dei bambini nati in casa ha potuto usufruire del contatto prolungato della placenta (lotus birth): una pratica secondo cui il cordone ombelicale non viene tagliato, come solitamente accade, e così il piccolo rimane collegato alla placenta ricevendo tutto il sangue placentare fino a quando il cordone si stacca in modo naturale e senza interventi esterni dall’ombelico del neonato.
Il ruolo centrale dell’ostetrica
Prosegue Campiotti: la condizione ideale è che l’assistenza al parto in casa venga effettuata dalla stessa ostetrica che ha seguito la gravidanza, “affinché possa accompagnare la gestante e la coppia durante l’intero periodo, sostenere il percorso di salute di tutto il processo e possa anche identificare prontamente eventuali controindicazioni allo svolgimento del parto in casa”.