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Ogni anno nel mondo 303mila donne muoiono durante la gravidanza e il parto, mentre 2,7 milioni di bambini muoiono nei primi 28 giorni di vita e 2,6 milioni nascono morti. Nella maggior parte dei casi, si potrebbe evitare di morire di parto solo migliorando le cure e l’assistenza: lo rivela l’Organizzazione mondiale della sanità. Purtroppo, spesso, questi decessi – unitamente a quelli dei neonati – non vengono denunciati e quindi il sistema sanitario non riesce a prendere provvedimenti efficaci e tempestivi. La mortalità materna, secondo le stime, potrebbe infatti essere sottostimata fino al 30% nel mondo e del 70% in alcuni Paesi.
La presa di posizione dell’Oms
Per capire perché ogni anno nel mondo è ancora possibile morire di parto l’Oms ha pubblicato 3 documenti:
- uno sul sistema di classificazione dei decessi, in modo da collegare le condizioni della futura mamma, come la presenza di patologie della gravidanza, alle morti durante il parto,
- un altro su come analizzare le morti, per implementare possibili soluzioni,
- un terzo documento per rinforzare i processi di revisione della mortalità materna in ospedali e cliniche.
In Italia una morte alla settimana
Secondo il Sistema di sorveglianza mortalità materna dell’Istituto superiore di sanità, in Italia ogni anno circa 50 donne muoiono di parto. Numeri in media con Regno Unito e Francia, che confermano che l’Italia è tra i Paesi con la più bassa mortalità materna al mondo. Nei Paesi socialmente avanzati la media è di 20 su 100mila, mentre il dato migliore è quello dei Paesi Bassi (6).
Le cause più frequenti
Emorragia post partum (copre il 52% dei casi), ipertensione in gravidanza (19% dei casi di decessi in Italia, 14% nel mondo), tromboembolia (10% dei casi). Altri fattori di rischio: età avanzata (il rischio di mortalità materna è quasi 3 volte superiore nelle donne sopra i 35 anni), obesità, sepsi (una grave infezione), complicazioni di gravidanze indotte da tecniche di procreazione assistita.