Argomenti trattati
Se ne sente parlare quasi ogni giorno, tra sentenze di tribunali, testimonianze di genitori di malati e opinioni varie. Eppure, sul metodo Stamina del dottor Vannoni non è facile fare chiarezza. Su una cosa, però, sono tutti d’accordo: non c’entra nulla con il trattamento che prevede la conservazione e l’uso delle cellule staminali del cordone ombelicale. Ecco perché.
Il metodo Stamina
Si tratta di un
trattamento molto discusso, ideato da Davide Vannoni e proposto dalla Stamina Foundation, un’organizzazione da lui presieduta, che prevede di curare malattie neurologiche degenerative mediante l’infusione di cellule neuronali ottenute dalla “manipolazione” in laboratorio di cellule staminali adulte. Non risultano a oggi pubblicazioni scientifiche che confermino l’efficacia terapeutica di questo metodo.
Le cellule staminali del cordone ombelicale
Conservare le cellule staminali del cordone ombelicale di un neonato è invece una pratica la cui efficacia è riconosciuta da tantissimi anni. Il primo trapianto effettuato con queste cellule, infatti, è avvenuto con successo nel 1988 e da allora ne sono stati eseguiti ben più di 30mila. Ci sono poi centinaia di studi e pubblicazioni di autorevoli ricercatori che ne confermano l’utilità in molti settori.
Applicazioni diverse
Il metodo Stamina, a oggi, anche solo per essere utilizzato come cura compassionevole, ha bisogno di autorizzazione giudiziaria. Al contrario il ministero della Salute ha riconosciuto che le cellule staminali da cordone rappresentano una cura di “comprovata efficacia” per oltre 80 patologie, tra cui le leucemie infantili. Per la conservazione e l’uso, l’Italia autorizza sia la donazione pubblica sia la conservazione privata verso strutture estere.