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Niente più timori per le donne che, in seguito a un aborto, tentano un’altra gravidanza. Uno studio ha, infatti, messo in discussione il legame, fino a questo momento riconosciuto, tra un aborto e la possibilità di portare avanti con successo e senza complicazioni una maternità successiva. La ricerca, condotta da Gordon Smith dell’Università di Cambridge (Gran Bretagna), ha dimostrato che le moderne tecniche di aborto, efficaci e sicure, non sono associate a un aumentato rischio di nascita pretermine a distanza di tempo.
Non è più un fattore di rischio
Fino agli anni ’80 l’aborto era annoverato tra i fattori di rischio di nascita prematura durante la gravidanza successiva all’interruzione. Nei successivi 20 anni, però, i casi che dimostravano questa associazione si sono progressivamente ridotti e, dal 2000 in poi, sono scomparsi del tutto. Alla luce di questi dati, è necessario che le Linee guida relative al rischio di parto pretermine vengano riaggiornate al più presto, per rassicurare le donne che hanno subito un aborto e si apprestano a vivere una gravidanza successiva.
I pericoli reali
Le cause più frequenti di parto pretermine sono la gravidanza gemellare e la presenza di complicazioni, come la gestosi, la placenta previa, il distacco della placenta o la rottura prematura delle membrane. Se, poi, la mamma soffre di diabete, pressione alta, fibromi, malformazioni all’utero o infezioni vaginali, il rischio cresce ulteriormente.
Le regole di prevenzione
Il parto prematuro non si può prevedere, ma si può prevenire, evitando fumo, alcol, eccesso di peso, stress e lavori pesanti. Influiscono anche l’età avanzata o troppo giovane della mamma, eventuali parti pretermine passati o precedenti gravidanze problematiche.