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Oltre a non essere sempre indispensabile eppure molto diffuso, soprattutto nel nostro Paese, il parto cesareo può danneggiare il microbiota intestinale del neonato, predisponendolo più facilmente a disturbi di salute. Anche per questa ragione gli esperti ribadiscono l’importanza di ricorrere il più spesso possibile al parto naturale, come viene anche raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Più cesarei = più disbiosi
L’invito a limitare i cesarei ai casi strettamente necessari arriva dal dottor Vito Leonardo Miniello, vicepresidente della Società italiana di pediatria preventiva e sociale e docente di Nutrizione infantile all’Università di Bari. Secondo l’esperto, se si sballa il microbiota nelle primissime settimane di vita, si verificano dei cambiamenti anche nel sistema di difese naturali dell’organismo, che diviene meno efficiente. Un bambino con disbiosi è predisposto a malattie allergiche(), autoimmuni e metaboliche.
Il parto cesareo può causare la disbiosi perché, eliminando il passaggio attraverso il canale vaginale, impedisce al neonato di entrare in contatto con la componente microbica dalla mamma, ricca di batteri buoni che rafforzano il microbiota intestinale del bebè. L’Italia è il Paese con il più alto ricorso al parto cesareo: ha una media nazionale del 38%, in Campania si arriva addirittura al 60%.
Microbiota: perché è così importante
Il microbiota intestinale è un universo costituito da miliardi di microrganismi come batteri, protozoi, funghi e virus che vivono nel corpo. È un organo batterico vero e proprio, robusto ma anche fragile, con funzioni metaboliche e di difesa che sono determinanti per programmare il futuro biologico di un individuo, specialmente nelle prime epoche di vita. Si costituisce nel momento della nascita, quando un grande numero di microrganismi batterici colonizza la cute e le cavità comunicanti con l’esterno. Importanti batteri buoni sono presenti anche nel latte materno e, se il parto cesareo può causare la disbiosi, l’allattamento al seno può arricchire il suo patrimonio di batteri intestinali.
Un aiuto anche dall’alimentazione
Più avanti è possibile arricchire il microbiota intestinale attraverso biomodulatori probiotici e prebiotici. I primi sono i batteri buoni normalmente presenti nel microbiota. Si trovano in yogurt, latte fermentato e in generale in tutti i cibi prodotti con fermentazione, oltre che in specifici integratori che nel caso dei bambini possono essere suggeriti dal pediatra. I prebiotici sono sostanze che nutrono i probiotici stessi, rinforzandoli. Sono prebiotici le fibre idrosolubili, i beta-glucani, i fructani, gli oligofruttosaccaridi, il lattosaccarosio, le inuline, gli oligosaccaridi. Si trovano in frutta fresca e ortaggi, quindi è importante che il bambino, avviato lo svezzamento, li assuma regolarmente con l’alimentazione.