Episiotomia: cos’è, quando è necessaria e come si cura

Angela Bruno A cura di Angela Bruno Pubblicato il 22/01/2025 Aggiornato il 22/01/2025

Un sottile taglio che viene effettuato tra la vagina e l’ano per facilitare la fuoriuscita del bebè durante la fase espulsiva e prevenire possibili lacerazioni.

Episiotomia: cos’è, quando è necessaria e come si cura

L’episiotomia è un sottile taglietto, praticato tra la vagina e l’ano durante la fase espulsiva del parto, che serve a evitare una lacerazione dei genitali esterni, qualora ci sia un’eccessiva distensione dei tessuti del perineo da parte della testa del bimbo, e a facilitare al tempo stesso la fuoriuscita del piccolo nella fase espulsiva.

Non viene fatta, quindi, di routine, ma solo quando, nell’ultima parte del periodo espulsivo, l’ostetrica riscontra il rischio effettivo di una lacerazione spontanea dei tessuti. Il taglio fatto con le forbici, infatti, se eseguito correttamente, permette una ricostruzione più regolare e più anatomica dei tessuti, rispetto a una lacerazione spontanea, che può essere anche molto irregolare, dai margini frastagliati o estesa nelle dimensioni.

Come si procede

L’episiotomia viene praticata dall’ostetrica servendosi di apposite forbici sterili, che incidono i tessuti superficiali e profondi del perineo e la mucosa della vagina per circa due-tre centimetri di lunghezza. Prima di eseguire il taglietto, l’ostetrica pratica nei tessuti del perineo un leggero anestetico locale, in modo che la donna non avverta dolore durante l’esecuzione dell’incisione.

È molto più frequente nelle primipare (cioè nelle donne al primo parto naturale), in quanto i tessuti del perineo sono meno elastici rispetto a quelli di una donna che ha già partorito e quindi fanno più fatica a dilatarsi al momento dell’espulsione del bambino.

In alcuni ospedali, l’episiotomia viene fatta più di frequente, per velocizzare il parto, a prescindere dal rischio di lacerazione dei tessuti. In altri ospedali, invece, particolarmente sensibili alla naturalità del parto, il taglio non viene del tutto effettuato o solo in casi rarissimi.

Tipologie di episiotomia

I tipi di episiotomia più comunemente effettuati sono due: la mediana e la paramediana. Un terzo tipo, chiamato laterale, ormai non viene quasi più praticato nella maggioranza degli ospedali.

1) Mediana

È così chiamata perché il taglietto è praticato proprio nel mezzo del perineo. Vi si ricorre quando c’è la necessità di un piccolo ampliamento per il passaggio della testa del bimbo. Il perineo viene inciso in linea retta, dall’apertura vaginale verso l’ano, fermandosi prima di arrivare al retto. Questo tipo di taglio ha il vantaggio di rispettare l’anatomia della zona, consentendo una più rapida cicatrizzazione della ferita.

2) Paramediana

Nell’episiotomia paramediana si segue una linea obliqua, verso destra o verso sinistra, a partire dal punto inferiore della vagina. Vi si ricorre quando è necessario creare uno spazio maggiore per il passaggio della testa del piccolo. Questo tipo di taglio, che è meno anatomico rispetto a quello mediano, si utilizza se lo spazio tra la vagina e l’ano è molto ristretto o se il bimbo è piuttosto grosso, per evitare che il taglio diventi troppo profondo e possa interessare il retto.

3) Laterale

Questo tipo di incisione viene effettuata in direzione ancora più esterna rispetto alla paramediana, con un’inclinazione di 45 gradi rispetto alla retta che congiunge idealmente l’ano alla vagina. Viene praticata solamente in casi rarissimi.

Quanto dura il dolore post incisione

Il taglietto viene eseguito praticando prima alla partoriente un anestetico locale, iniettato direttamente nei tessuti del perineo. In genere, la donna non se ne accorge nemmeno, in quanto il dolore provocato dalle spinte per far nascere il bambino è più intenso di quello del taglietto, che dura solo pochi secondi. In seguito allo sforzo del parto, inoltre, anche i tessuti della zona del perineo, dove viene praticata l’episiotomia, sono meno sensibili al dolore.

Il taglio dell’episiotomia viene suturato dopo la conclusione del secondamento, quando cioè sono stati espulsi la placenta e gli annessi fetali, ossia gli organi che hanno nutrito il feto nei nove mesi. Prima della sutura della ferita, il medico ripete l’anestesia locale (spesso, infatti, trascorre un po’ di tempo dal momento dell’esecuzione del taglio alla sutura), poi applica dei punti, in genere riassorbibili: non è necessario, quindi, ritornare in ospedale per la loro rimozione. I lembi della ferita vengono ricuciti partendo dai tessuti più interni (quelli della vagina) per arrivare a quelli più esterni, ossia quelli superficiali cutanei. Al momento delle dimissioni dal reparto, i medici verificano che la ferita sia a posto e che non sia in corso un’infezione.

Tempi di guarigione

Normalmente, la completa cicatrizzazione della ferita dell’episiotomia richiede dai sette ai dieci giorni. Nel caso in cui il taglio non si rimargini perfettamente o nei tempi previsti, sarà necessario tornare in ospedale per praticare una nuova sutura della ferita. Se la distanza tra i lembi del taglio non è eccessiva, i medici spesso evitano di praticare ulteriori punti di sutura, consigliando semplicemente alla donna l’uso di sostanze in grado di favorire il naturale processo di cicatrizzazione.

Come pulire la ferita 

Una volta dimessa dall’ospedale si potrà sentire fastidio ai punti di sutura. La neomamma dovrà seguire un’attenta igiene intima, mantenendo la zona ben asciutta, così da favorire una più rapida cicatrizzazione della ferita.

Per questo è importante:

  • cambiare spesso l’assorbente (almeno ogni 2-3 ore), così da evitare il ristagno delle lochiazioni, ovvero le perdite di sangue che durante le 6-8 settimane del puerperio accompagnano ridimensionamento e svuotamento dell’utero
  • usare un detergente dall’azione disinfettante, ma non troppo aggressivo, facendo lavaggi frequenti con acqua tiepida. In pratica, valgono le stesse regole igieniche che deve seguire ogni donna nel puerperio ma prestando particolare attenzione ai punti di sutura
  • indossare capi intimi in cotone ed evitare quelli in tessuti sintetici che favoriscono il ristagno di sudore e di conseguenza la proliferazione dei batteri, stimolando la comparsa di infezioni.

Se si tiene la zona della ferita ben detersa e asciutta, è difficile che i punti possano provocare un’infezione. Tuttavia, trattandosi di un atto chirurgico, non si può escludere la possibilità che si verifichi qualche problema nella cicatrizzazione. Può succedere che la ferita si arrossi, si gonfi e si formi un po’ di pus. In questo caso, bisogna sottoporsi a un controllo dal ginecologo, che prescriverà un antibiotico locale o, più raramente, da prendere per via orale (cioè per bocca).

 
 
 

In breve

L’episiotomia viene praticata quando l’ostetrica valuta il rischio effettivo di lacerazione dei tessuti del perineo. In genere, la ferita  richiede sette-dieci giorni per la completa cicatrizzazione. Nel frattempo, occorre seguire un’igiene intima molto attenta. Nelle donne che hanno già partorito, però, in genere il taglio non è necessario: nel caso lo fosse, questa viene in genere praticata lungo la stessa linea della precedente cicatrice.

 

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