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Sì al parto con l’analgesia epidurale: non modifica il travaglio, che può essere vissuto appieno dalla futura mamma, ma allo stesso tempo riduce il dolore delle contrazioni, favorendo un maggiore benessere materno e, di conseguenza, del nascituro. È quanto stabilito dai medici britannici riuniti nel corso dell’ultimo meeting della Royal Society of Medicine.
Parto indolore: benefici per tutti
Secondo i medici britannici va sfatato il mito secondo cui un parto condotto in modo completamente naturale e senza l’ausilio di analgesici – e quindi doloroso – è il meglio che possa esserci sia per le mamme che per i bambini. Con l’epidurale, spiegano gli esperti britannici, la partoriente avverte le contrazioni ma non soffre: riesce così a respirare meglio e subisce un livello di stress inferiore, elemento particolarmente positivo soprattutto nel caso di donne con specifiche condizioni mediche come diabete e ipertensione. Le donne, affermano dunque gli esperti, dovrebbero tutt’altro che vergognarsi di voler partorire con questo piccolo “aiuto”.
Come funziona
L’analgesia epidurale non elimina del tutto le contrazioni durante il travaglio, bensì le rende percepibili in modo non doloroso, in modo che la donna risulti sempre attiva e partecipativa. Spiega Gaetano Draisci, direttore dell’Unità operativa complessa di anestesia in ostetricia e day surgery del Policlinico Agostino Gemelli di Roma, “l’epidurale è una metodica sicura sia per la mamma sia per il bambino, è flessibile perché dà la possibilità di modulare l’analgesia ed è rispettosa delle dinamiche fisiologiche del travaglio”. La tecnica consiste nel posizionamento di un sottile cateterino nello spazio epidurale attraverso il quale, prosegue Draisci, “si iniettano i farmaci analgesici, il cui effetto ha inizio dopo circa 10 minuti e permane per tutta la durata del travaglio, senza compromettere la deambulazione e la partecipazione attiva nella fase espulsiva”.