Argomenti trattati
Secondo un recente studio pubblicato su “JAMA Network Open”, il modo in cui è stato messo al mondo il primo figlio condiziona la futura fertilità delle donne. Infatti, le primipare che hanno subito un taglio cesareo sembrano avere più problemi di concepimento nei tre anni successivi rispetto a quelle che hanno avuto un parto naturale. Le ragioni possono essere diverse e conoscerle è il primo passo per mettere in atto le strategie più adatte per riuscire a ripetere l’esperienza della dolce attesa, in salute e in sicurezza.
Quante donne fanno il cesareo?
In tutto il mondo il numero di nascite che avvengono per via non naturale è in costante aumento, con un tasso di cesarei che varia da Paese a Paese e che in Italia si aggira attorno al 35%, quindi più alto che nel resto d’Europa. Le cause sono diverse. Oltre alla necessità di programmare i parti nei centri ospedalieri privi di un servizio interno di pediatria neonatologica o con personale insufficiente, e di evitare complicanze legate soprattutto all’aumentata età media delle partorienti, il crescente ricorso al bisturi è spesso frutto di una richiesta esplicita delle donne, che temono la paura del dolore del parto naturale, soprattutto se ne hanno avuto uno traumatico in precedenza.
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) solo il 10-15% dei cesarei è giustificabile con l’esigenza di evitare complicanze e rischi per mamma e bebè, eppure – stando alle statistiche internazionali – a livello globale in media 1 bambino su 5 nasce con intervento chirurgico, soprattutto nei Paesi più ricchi.
Quando fa male il cesareo?
Il cesareo è un vero e proprio intervento, che come ogni altra procedura chirurgica non è esente da possibili complicanze. Tra queste c’è l’eventualità di alcune reazioni dell’organismo che potrebbero rendere le donne meno fertili o comunque allungare il tempo necessario prima di un secondo concepimento. Secondo un recente studio condotto dal Penn State College of Medicine (Usa) e pubblicato su “JAMA Network Open”, le primipare (ossia le donne al primo figlio) che partoriscono con un cesareo hanno il 15% in meno di probabilità di avere un secondo figlio nei tre anni successivi rispetto alle donne che partoriscono con parto naturale.
Le ragioni per cui dopo un parto cesareo risulta più complicato iniziare un’altra gravidanza possono essere diverse. Secondo i ricercatori della Pennsylvania State University assieme a un maggiore rischio di infezioni, bisogna considerare anche che aprire e richiudere chirurgicamente l’utero implica la formazione di una cicatrice e aumenta il rischio di aderenze pelviche, istmocele (un’alterazione del rivestimento delle pareti uterine, simile a un’ernia o a un diverticolo), endometriosi (diffusione dell’endometrio fuori dall’utero, di cui normalmente riveste le pareti) e altre complicanze che potrebbero compromettere in qualche misura la capacità di concepire. Da non trascurare neppure il fattore “età” e quello “psicologico”, che possono rendere più difficile per la donna iniziare una nuova gravidanza. Insomma, sono parecchi i fattori che possono incidere sul concepimento dopo un taglio cesareo.
Che cosa fare se il secondo figlio non arriva?
Gli eventi successivi a un taglio cesareo sono all’origine di fattori uterini e tubarici determinanti per la cosiddetta “infertilità secondaria” che rendono difficile il concepimento del secodo figlio. Infatti, la formazione della cicatrice modifica la struttura naturale dell’utero e aumenta il rischio di eventuali aderenze o endometriosi, che possono compromettere il corretto funzionamento delle tube di Falloppio, indurre il rilascio di fattori che influiscono negativamente sulla qualità degli ovociti o ostacolare il processo di fecondazione, l’annidamento e lo sviluppo dell’embrione.
L’ostruzione delle tube di Falloppio (idrosalpinge) da parte del tessuto cicatriziale o dell’endometrio “fuori sede” dovuto all’endometriosi, provoca l’accumulo di liquido tossico all’interno delle tube che può influire negativamente sulla fecondazione dell’ovocita da parte dello spermatozoo e impedire l’impianto dell’embrione e lo sviluppo del feto. Lo stesso accade in caso si sviluppino polipi o fibromi adesi alla parete dell’utero.
Si parla di infertilità secondaria quando dopo il primo figlio la seconda gravidanza non arriva nonostante la coppia faccia tentativi continuativi da almeno 6 mesi. Per trattare questa condizione esistono molti approcci, da valutare a seconda delle cause. Il primo e più semplice è modificare positivamente lo stile di vita (evitare alcol e fumo, curare l’alimentazione, controllare il peso e lo stress), soprattutto della donna “over 35”. In più è necessario che l’aspirante mamma-bis si sottoponga agli esami consigliati dal medico, per cercare di individuare e risolvere le cause del mancato concepimento o valutare il ricorso a farmaci per stimolare l’ovulazione o tecniche di fecondazione medicalmente assistita.
Il consiglio è di consultare un medico specialista in fisiopatologia della riproduzione umana o rivolgersi a un centro per la fertilità per ottenere il supporto necessario e programmare eventuali terapie da seguire per riuscire a espandere la famiglia.
Fonti / Bibliografia
- Association Between Mode of First Delivery and Subsequent Fecundity and Fertility | Obstetrics and Gynecology | JAMA Network Open | JAMA NetworkThis cohort study examines the association of first childbirth by cesarean vs vaginal delivery with rates of subsequent conceptions and live births among
- Oms: troppa medicalizzazione nei parti. Troppi cesarei e troppi stimoli al travaglio e le donne sono poco coinvolte. Nuove linee guida - Quotidiano Sanità"Vogliamo che le donne partoriscano in un ambiente sicuro con ostetrici esperti in strutture ben attrezzate. Tuttavia, la crescente medicalizzazione dei normali processi di parto sta minando la capacità di una donna di dare alla luce un figlio e influisce negativamente sulla sua esperienza di nascita". Da qui la decsione di fissare standard di assistenza per le donne in buona salute e ridurre gli interventi medici non necessari. In tutto il mondo, circa 140 milioni di nascite avvengono ogni anno e la maggiore parte sono senza complicanze per le donne e i loro bambini. LE LINEE GUIDA OMS.