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Il parto dovrebbe essere un’esperienza intima e serena, ma spesso in ospedale non si ricreano le condizioni necessarie a causa di un ambiente iper-medicalizzato e asettico. Ecco perché sarebbe importante “spingere” per la creazione di nuovi centri nascita, visto e considerato che l’alternativa del parto in casa presenta molti rischi, non potendo disporre di un’équipe medica e della sicurezza di una struttura ospedaliera. Una via di mezzo tra le due possibilità sono i cosiddetti centri nascita o “case maternità”, ancora poco diffusi in Italia, che garantiscono alti standard di sicurezza, dando comunque priorità ai ritmi naturali del parto e alle esigenze della futura mamma.
Un team di ostetriche
La particolarità dei centri nascita è la presenza di sole ostetriche, 24 ore su 24: il ginecologo, infatti, viene consultato solo in caso di complicanze, eventualmente trasferendo la paziente nel reparto maternità, ma sempre all’interno della stessa struttura. Inoltre, le future mamme hanno la possibilità di partorire in acqua e di dormire insieme al proprio compagno nella stessa stanza. Per il momento, tutte le strutture pubbliche che garantiscono un servizio gratuito sono localizzate al nord Italia: l’ospedale San Martino di Genova, il centro nascita Margherita del Careggi di Firenze, l’ospedale universitario di Modena, il Trecenta vicino Rovigo e il Sant’Anna di Torino.
Meno cesarei
Partorire nelle case maternità non ha solo vantaggi psicologici, ma anche fisici: una recente ricerca inglese ha, infatti, dimostrato che, con queste modalità, i cesarei sono drasticamente diminuiti. Incentivare questa pratica in Italia potrebbe essere molto efficace, soprattutto perché il nostro Paese è al secondo posto in Europa per numero di parti cesarei, non sempre necessari.
Molte resistenze
Sandra Morano, ginecologa e fondatrice dell’ospedale San Martino di Genova e docente universitaria, sostiene che per incentivare i centri nascita serve una volontà politica, precisando inoltre che purtroppo “le persone più contrarie a questi spazi sono gli operatori sanitari, perché cambiare, modificare le regole, esporsi in prima persona implica un percorso attivo e di responsabilità, sottraendo inoltre potere ai ginecologi”.
Questione sicurezza
Le mamme sono sempre assistite durante il travaglio e una procedura stabilisce quando occorre il trasferimento al reparto ospedaliero. Se, per esempio, viene richiesta la presenza di un ginecologo, la donna viene portata immediatamente in un setting medico. Inoltre, subito dopo il parto, in assenza di complicanze, le mamme vengono dimesse dalle ostetriche, mentre il piccolo viene valutato dal neonatologo per capire quando può andare a casa.