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Rischio nascite a causa della clamidia, malattia sessualmente trasmissibile. A sostenerlo è uno studio condotto dalla Scuola di sanità pubblica e medicina comunitaria dell’Università del Nuovo Galles del Sud. La clamidia, che in Paesi come l’Australia è diventata la più comune infezione trasmessa per via sessuale, specie fra i giovani, aumenta il rischio di nascite premature e di parti di feto morto, in aggiunta ai rischi conosciuti di sterilità e dolori pelvici. Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Sexually Transmitted Infections, ha preso in esame oltre 350mila nascite.
Un rischio da non sottovalutare
Secondo la professoressa Bette Liu, che ha condotto la ricerca, “ a oltre l’80% delle donne era stata diagnosticata un’infezione da clamidia o gonorrea ed erano state sottoposte a trattamento prima del concepimento”. Peggiorano le condizioni di rischio anche lo svantaggio sociale, l’età, il fumo, la razza, il diabete o l’ipertensione”.
Serve più informazione
“I risultati non dimostrano un rapporto diretto di causa-effetto, sottolinea la professoressa Bette Liu -, ma indicano la necessità di migliorare l’informazione. Le donne devono essere consapevoli che vi possono essere implicazioni per future gravidanze. Certamente, si conferma il messaggio diretto ai giovani sull’importanza di pratiche sessuali sicure e dell’uso del preservativo”.