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L’anestesia epidurale è la tecnica più efficace per contrastate il dolore durante il parto e aiutare le future mamme a rendere meno traumatico questo straordinario avvenimento. Può essere richiesta dalla donna in ogni momento, ma per avere questa possibilità occorre rivolgersi a strutture attrezzate o che permettano di somministrarla 24 ore su 24. Il primo fondamentale step per accedere al trattamento è, però, la visita anestesiologica cui sottoporsi negli ultimi mesi di gravidanza, al fine di evidenziare eventuali controindicazioni.
Anestesia epidurale: di cosa si tratta e quanto è dolorosa
Detta anche peridurale, l’anestesia epidurale è una particolare tecnica anestetica loco-regionale, condotta in caso di interventi chirurgici, ma anche per lenire i dolori in ogni stadio del parto. Alle future mamme che ne fanno richiesta viene somministrato un farmaco ad azione analgesica in grado di attenuare il dolore provato durante il parto, pur mantenendo inalterate le capacità motorie a livello muscolare. In caso di cesareo, il dosaggio di farmaci è più alto, così da eliminare completamente il dolore dell’intervento.
Tra i quesiti che le future mamme si pongono con maggiore frequenza quando sentono parlare – o si approcciano – all’epidurale c’è certamente questo: l’anestesia epidurale per il parto fa male? La risposta, per fortuna, è no, l’anestesia epidurale non fa male e non è dolorosa. Per la futura mamma, l’unico fastidio è dettato dal momento in cui viene inserito l’ago, ma anche in questo caso, la sensazione tipica della puntura è ulteriormente attenuta dall’anestesia locale nella zona di inserimento.
Dove si fa l’anestesia epidurale e quanto dura?
L’anestesia epidurale è una tecnica molto delicata, che viene praticata da un medico anestesista attraverso l’impiego di un ago e di un catetere per andare a intercettare lo spazio epidurale; una porzione di pochi millimetri situata all’interno della spina dorsale, tra gli involucri posti a protezione del midollo spinale (le meningi) e il legamento giallo.
L’inserimento contestuale del catetere permette di somministrare il farmaco analgesico e, nel caso, di ripetere l’operazione. L’intera procedura non richiede più di dieci minuti circa, con la donna che viene fatta sedere (o sdraiare) con la schiena inarcata grazie a un piegamento in avanti del capo. Il “richiamo” viene solitamente effettuato ogni una o due ore.
Solitamente, l’epidurale viene eseguita quando il travaglio è a buon punto, con contrazioni regolari e valide. Nei minuti successivi alla somministrazione dell’epidurale, la futura mamma può sentire formicolare le gambe, ma questo non le impedisce di avere il controllo del travaglio. I dosaggi ridotti del farmaco consentono, infatti, alla donna di camminare e continuare a sentire le contrazioni, permettendole di spingere per aiutare il piccolo a nascere.
I rischi dell’anestesia epidurale e le possibili conseguenze
È bene chiarire subito che l’anestesia epidurale è una tecnica sicura sia per la mamma sia per il bambino. Per quest’ultimo, in particolare, gli effetti collaterali sono praticamente nulli, visto che gli analgesici iniettati non entrano nel sangue della mamma, ma restano confinati nello spazio epidurale. Quello che solitamente cambia è il tempo necessario a completare la fase espulsiva, con una media di 15-20 minuti in più.
Detto questo, trattandosi comunque di una tecnica compiuta in una zona alquanto delicata, l’epidurale non è completamente priva di rischi o conseguenze. A livello di controindicazioni, le più comuni riguardano le allergie ai farmaci o condizioni alterate della paziente in tema di coagulazione del sangue, infezioni, problemi della colonna vertebrale.
Oltre a un superficiale fastidio nella zona dell’iniezione, che può provocare prurito, le conseguenze più comuni, ma comunque rare, dell’epidurale si concretizzano nell’uno per cento dei casi in cefalee causate dall’eventualità che l’ago arrivi accidentalmente a toccare la dura madre (la più esterna delle tre meningi) , ma anche in una possibile lombalgia passeggera, in gambe pesanti, infezioni o difficoltà a urinare.
Sono estremamente rare, invece, le complicanze più gravi, che possono però portare a problemi seri e mettere a repentaglio la salute della futura mamma, che può andare incontro a danni neurologici permanenti, meningite o trombosi cerebrale.
Anestesia epidurale e spinale: che differenza c’è?
Spesso si fa confusione tra anestesia epidurale ed anestesia spinale. Tra le due tecniche esiste, però, una sostanziale differenza: la seconda prevede. infatti, un’unica iniezione e un effetto con una durata che va dall’ora e mezza alle quattro ore, mentre l’epidurale, grazie al catetere, permette di ripetere la procedura in base alle necessità della futura mamma durante il parto. In linea generale, con operazioni chirurgiche più complesse, il catetere può essere mantenuto in sede e utilizzato fino a due-tre giorni dopo l’inserimento.
Fonti / Bibliografia
- L'anestesia epidurale: un jolly contro il dolore, non solo nel parto - HumanitasLa conosciamo soprattutto per la sua azione analgesica durante il travaglio di parto, ma l’anestesia ‘peridurale’ (o ‘epidurale’) ha in realtà altre utili applicazioni, specialmente combinata con altre tecniche anestesiologiche, come supporto per una migliore gestione del dolore, anche post-operatorio. Abbiamo chiesto alla dott.ssa Roberta Monzani, responsabile del Day Hospital Chirurgico di Humanitas, Responsabile del […]