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Cantargli una ninna nanna, fargli sentire la voce di mamma e papà, raccontargli una fiaba: tutto inutile. Parlare al bambino nel pancione è un falso mito. I feti riescono a malapena a sentire il rumore che proviene dall’esterno. È quanto sostiene uno studio dell’Istituto Karolinska e dell’Università di Stoccolma.
Il nuovo dispositivo
Affinché il feto possa percepire con la massima intensità il suono è stato ideato un dispositivo che emette onde sonore fino a un massimo di 54 decibel (il livello di una normale conversazione) che trasmette musica per via intravaginale: posizionato come se fosse un tampone e collegato al cellulare, l’apparecchio è sicuro per la madre e per il bambino.
Trasmessa musica di Bach
Nel corso dell’esperimento, il team di ricercatori ha osservato attraverso ecografia la reazione del feto all’ascolto della musica di Bach emessa sia per via addominale sia vaginale. In quest’ultimo caso, l’87% dei feti ha reagito con movimenti di testa e arti, bocca e lingua, cessati all’interrompersi della musica. Inoltre, con la musica trasmessa per via vaginale, circa il 50% dei feti ha reagito aprendo le mascelle e tirando fuori la lingua.
Dalla 16a settimana
Sistemando, invece, delle cuffie che emettono musica con un volume medio di 98,6 decibel sull’addome della donna non sono stati osservati cambiamenti nelle espressioni facciali del feto. Gli scienziati hanno così dimostrato che parlare al bambino nel pancione è inutile: i feti possono sentire dalla 16a settimana solo se il suono proviene direttamente dalla vagina.
Conferma dalle ecografie
Gli autori hanno spiegato che, oltre a rendere possibile la comunicazione con il feto, il dispositivo ha applicazioni mediche importanti: facilita le ecografie poiché, provocando una reazione nel bambino, migliora la visione delle strutture fetali durante l’esame. Inoltre, con questo sistema è possibile stimolare il feto neurologicamente: la stimolazione sensoriale è importante e può iniziare quanto prima possibile. La musica, infatti, attiva l’apprendimento delle lingue(), che può iniziare già nel grembo materno.