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Le donne che abusano di paracetamolo in gravidanza sarebbero a rischio più elevato di avere bambini con deficit di attenzione e iperattività (Adhd) rispetto a coloro che non usano questo farmaco. È quanto sostiene uno studio del Norwegian Institute of Public Health dell’Università di Oslo. I ricercatori hanno analizzato quasi 113mila bambini, dei quali 2.246 con diagnosi di Adhd, un disturbo evolutivo dell’autocontrollo che include difficoltà di attenzione, concentrazione e controllo. Sulle cause non c’è ancora chiarezza e finora sono state avanzate solo ipotesi, soprattutto di origine genetica.
Nessun rischio per una settimana
Nello studio norvegese che dimostra che le donne che abusano di paracetamolo in gravidanza sarebbero a rischio più elevato di avere bambini con deficit di attenzione e iperattività, quasi la metà delle madri aveva assunto paracetamolo in gravidanza: l’uso del farmaco durante un trimestre sarebbe stato associato a un aumento della probabilità di avere un figlio con Adhd del 7%, mentre il rischio sarebbe aumentato fino al 22% tra le donne che l’hanno assunto per due trimestri e fino al 27% quando utilizzato nel corso di tutta la gravidanza. L’uso inferiore agli 8 giorni non sarebbe stato associato all’aumento del rischio, l’assunzione per 22-28 giorni è collegata a una probabilità 6 volte maggiore di avere figlio con Adhd.
Farmaci & gravidanza
È ancora presto per confermare che le donne che abusano di paracetamolo in gravidanza sarebbero a rischio più elevato di avere bambini con deficit di attenzione e iperattività, e l’utilizzo del farmaco è considerato sicuro in gravidanza, ma gli esperti raccomandano di non abusare di nessuna medicina, specialmente in gravidanza, evitando soprattutto il fai-da-te e rispettando sempre le indicazioni del medico.
A che cosa serve
Il paracetamolo è un medicinale antalgico ad azione centrale: nel sistema nervoso centrale favorisce la persistenza di molecole prodotte dall’organismo con proprietà antinocicettive (inibiscono la sensazione dolorosa): i cannabinoidi endogeni. È il farmaco d’elezione nel trattamento degli stati febbrili, per via dell’effetto antipiretico e della scarsità di effetti collaterali e, per questi motivi, è l’unico indicato anche in neonati e donne in gravidanza, per l’elevato profilo di sicurezza e l’assenza di controindicazioni. Svolge anche un’azione analgesica.