SALUTE i disturbi più comuni
Affanno e fiato corto
L’affanno è una sensazione di respirazione difficoltosa che in gravidanza può presentarsi durante o dopo lo svolgimento di semplici azioni come salire le scale, sollevare piccoli pesi (come le borse della spesa) o alzarsi dalla sedia e compiere piccoli passi. Tutte queste azioni, che nei primi mesi di attesa la futura mamma svolgeva senza particolare fatica, possono provocare, a partire dal sesto-settimo mese di gravidanza, un senso di affaticamento respiratorio (il cosiddetto “fiato corto”) accompagnato da una leggera tachicardia, un leggero aumento dei battiti cardiaci. A mano a mano che l’utero si ingrossa per lasciare spazio al feto, infatti, gli organi circostanti vengono sospinti verso l’alto e schiacciati contro il diaframma, muscolo responsabile della respirazione. Ciò spiega perché, con il procedere della gravidanza, qualsiasi sforzo fisico, come salire le scale, sbrigare i lavori domestici o accelerare il passo, risulti così faticoso da far mancare il fiato alla futura mamma. Anche l’incremento di peso della donna durante i nove mesi intensifica l’affaticamento respiratorio, riducendo la resistenza cardiorespiratoria: in pratica, la gestante si affatica subito anche compiendo azioni molto semplici e avverte la sensazione di affanno e fiato corto.
Che cosa fare
1 Cercare di condurre una vita tranquilla, rallentando i ritmi di vita quotidiani in modo da non affaticarsi troppo.
2 Evitare di salire le scale con i pesi, come le borse della spesa.
3 Fermarsi ogni tanto per riprendere fiato se, per esempio, ci si sente stanche mentre si cammina.
4 Evitare i luoghi troppo affollati o caldi: aumentano la sensazione di “mancanza d’aria”.
5 Rivolgersi al medico se la sensazione di affanno è molto frequente ed è accompagnata da episodi di forte tachicardia.
Varici
Le varici sono dilatazioni delle vene che compaiono sulle gambe, dovute a una stasi venosa, cioè a un rallentamento della circolazione sanguigna. Il 70 per cento delle varici si manifesta già fin dai primi mesi di gravidanza: alla base vi sono gli ormoni tipici della gestazione, in particolare gli estrogeni e il progesterone, che rilassano le vene e ne diminuiscono l’elasticità. Di conseguenza, il sangue scorre più lentamente e ristagna nelle vene, facendole dilatare. Pare che vi sia una predisposizione ereditaria alle varici che viene aggravata dalla gravidanza, dall’avanzare dell’età o dallo stare a lungo in piedi. Nella maggior parte dei casi le varici diventano più evidenti e dolorose con il procedere della gravidanza, soprattutto se si aumenta molto di peso: la crescita di volume dell’utero, infatti, schiacciando le vene in corrispondenza del bacino, rallenta il ritorno venoso. I sintomi sono diversi: le varici possono presentarsi come macchie rosso porpora o bluastre (senza procurare però particolari fastidi) o creare sporgenze più evidenti che a fine giornata obbligano la futura mamma a sollevare le gambe per far defluire meglio il sangue e trarre quindi un po’ di sollievo.
Che cosa fare
1 Tenere il peso sotto controllo: anche se l’aumento di peso non è la causa diretta delle varici, sicuramente può far peggiorare il problema.
2 Indossare calze elastiche, che esercitando una compressione decrescente dalla caviglia alla coscia favoriscono il ritorno del sangue venoso.
3 Evitare di stare a lungo in piedi e preferire, quando possibile, posizioni distese, con le gambe sollevate, in modo da favorire il ritorno del sangue verso il cuore.
4 Praticare attività fisica: la ginnastica aiuta a evitare o a ridurre il ristagno di sangue nelle gambe. Il movimento, infatti, facilita l’attività della “pompa muscolare”: in pratica, i muscoli contraendosi esercitano una pressione sulle vene che favorisce la risalita del sangue venoso. Per stimolare la circolazione sanguigna è già sufficiente camminare mezz’ora al giorno.
5 Non accavallare le gambe: in questa posizione, infatti, si schiacciano le vene e si rende ancora più difficoltosa la risalita del sangue verso il cuore.
Il rimedio dolce
Per combattere i gonfiori alle gambe, il medico può prescrivere alla futura mamma preparati a base di erbe, dalle proprietà tonificanti sui vasi sanguigni, come l’ippocastano, la ruta, la centella e il castagno. Il medico può prescrivere un singolo rimedio o composti di varie erbe: i dosaggi oscillano tra le 15 e le 20 gocce, da assumere due volte al giorno, ma variano anche in base alla serietà del problema e al rimedio prescritto. Esistono, inoltre, preparati omeopatici a base di hamamelis, castanea vesca e castanea sativa, che agendo sul sistema linfatico (che raccoglie la linfa che scorre tra le cellule) aiutano a ridurre i gonfiori. Possono essere in gocce, compresse o granuli, da prendere secondo i dosaggi indicati dal medico.
Perchè servono le calze elastiche?
Le calze elastiche a compressione graduata sono indicate per prevenire i problemi di circolazione e, quindi, i gonfiori alle gambe e le varici: si tratta, infatti, di collant che esercitano un costante massaggio che favorisce il naturale ritorno del sangue venoso dalle gambe al cuore. Questi collant hanno un’elasticità graduata: la compressione risulta, quindi, maggiore alla caviglia, mentre tende a diminuire via via che si risale verso la coscia. Le calze elastiche si differenziano in base al grado di compressione, che può essere più o meno elevato: leggere, con un grado di compressione di 14-17 mmHg, cioè millimetri di mercurio (pari a 40 denari) alla caviglia, adatte per problemi di pesantezza alle gambe o per varici modeste; medie, con un grado di compressione di 18-24 mmHg (o 70 denari), indicate per varici più marcate e gonfiori accentuati; forti, con un grado di compressione di 25-35 mmHg (o 140 denari), adatte invece a chi soffre in modo più marcato di varici.
Gestosi
La gestosi, detta in termini medici preeclampsia, è una malattia che può manifestarsi solo in gravidanza, intorno al secondo trimestre, ma è più frequente con il progredire dell’attesa, a partire dalla 26a settimana. Si manifesta con una serie di sintomi, che non necessariamente compaiono subito tutti insieme: pressione alta (più di 160 mmHg, millimetri di mercurio, per la massima e più di 95 mmHg per la minima), gonfiori diffusi (o edemi), che coinvolgono prima gli arti inferiori, ma poi si estendono anche alle mani, alle braccia e al volto, e infine presenza di proteine nelle urine (proteinuria). In genere, il disturbo scompare da solo dopo il parto senza lasciare conseguenze. Va tenuto, però, sotto controllo durante la gravidanza perché può creare problemi sia alla futura mamma sia allo sviluppo del feto. Questa malattia può comportare, infatti, una diminuzione dell’afflusso di sangue alla placenta, l’organo che fornisce nutrimento e ossigeno al bimbo nel pancione. Di conseguenza, si può verificare uno scarso accrescimento del feto e anche un parto prematuro (prima della 38a settimana di gestazione).
Che cosa fare
1 Eseguire periodicamente i controlli prescritti dal ginecologo, tra cui soprattutto l’esame delle urine con cui si può individuare la presenza di proteine. In occasione delle visite, poi, lo specialista misura sempre i valori della pressione della futura mamma.
2 Evitare di ingrassare troppo: il sovrappeso, infatti, favorisce l’innalzamento della pressione. Occorre riferire al medico se si è aumentate molto di peso: un eccessivo rialzo può essere indicatore di una ritenzione idrica fuori dalla norma, che può manifestarsi con i gonfiori tipici della gestosi.
3 Limitare l’uso del sale a tavola: anche se non si ritiene più che questo alimento, in dosi corrette, possa essere la causa diretta della pressione alta, è bene non eccedere né con il sale né con i cibi che lo contengono in forma nascosta (come gli insaccati).