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Da sapere
In base al decreto legge n. 245 del 1998 gli esami (prelievi del sangue, analisi delle urine o ecografie) consigliati di routine nei nove mesi sono gratuiti: questo significa che non si deve nemmeno pagare il ticket. È necessario però eseguirli nelle strutture pubbliche o convenzionate con il Servizio sanitario nazionale, dietro presentazione della prescrizione del medico di base (o di uno specialista operante in una struttura pubblica). Non tutti gli esami richiesti dal ginecologo o dal medico sono gratuiti, ma solo quelli previsti dal decreto a seconda dell’epoca della gravidanza.
QUALI ESAMI ESEGUIRE
Le analisi del sangue
Si tratta di esami volti a verificare lo stato di salute della futura mamma e a escludere la presenza di condizioni che possano compromettere il regolare svolgimento della gravidanza. Ecco gli esami indicati nel secondo mese: essi sono gratuiti se eseguiti entro la 13a settimana di gravidanza.
-> l’emocromo: con questo esame si controllano il numero dei globuli bianchi e delle piastrine (elementi del sangue), il numero e le dimensioni dei globuli rossi e la quantità di emoglobina (la proteina che trasporta l’ossigeno ai tessuti). Serve al ginecologo per valutare, tra l’altro, se si è manifestata un’anemia, dovuta a una diminuzione di emoglobina nel sangue.
-> la sideremia e la transferrina insatura: permettono di verificare la concentrazione del ferro nel sangue ed evidenziare un’eventuale anemia, cioè una carenza di questo minerale (che viene utilizzato dall’emoglobina per il trasporto di ossigeno ai vari tessuti);
-> la glicemia: si tratta del controllo della concentrazione degli zuccheri nel sangue. Consente di escludere la presenza del diabete mellito, una malattia legata all’assorbimento dello zucchero;
-> transaminasi: consentono di valutare la funzionalità epatica, cioè le condizioni di salute del fegato;
-> il toxotest e il rubeotest: servono a verificare l’immunità della futura mamma alla toxoplasmosi e alla rosolia (cioè se ha già avuto queste malattie in precedenza), in quanto se contratte in gravidanza potrebbero costituire un pericolo per il feto; se non si è immuni alla toxoplasmosi, occorre ripetere il test ogni mese fino al parto; se non si è immuni alla rosolia, invece, l’esame va ripetuto ogni tre mesi circa;
-> il gruppo sanguigno e fattore Rh: servono ad accertare che il sangue della futura mamma sia compatibile con quello del feto; in caso di incompatibilità, infatti, il ginecologo consiglierà esami più approfonditi (come il test di Coombs indiretto, anch’esso gratuito);
-> la ricerca dei virus dell’epatite B e C: se la donna risulta positiva a questi test, è necessario seguire alcune precauzioni per evitare di trasmettere l’infezione al neonato durante il parto o l’allattamento; non si tratta di un esame di routine, quindi non è gratuito;
-> la ricerca del citomegalovirus: spesso questo esame viene richiesto dal ginecologo anche se non si tratta di un test di routine e quindi non è gratuito; verifica se la donna è immune o meno da questa infezione, che può comportare danni al bimbo nel pancione soprattutto se contratta all’inizio della gravidanza;
-> il test per la sifilide e per l’aids: si tratta di malattie che possono essere trasmesse dalla mamma al feto, quindi necessitano di consulenze adeguate. È utile quindi eseguire questi test se si è a rischio di aver contratto una di queste infezioni.
Le analisi delle urine
Questi esami, che vanno ripetuti tutti i mesi durante l’attesa (e sono gratuiti), hanno lo scopo di verificare diversi valori:
-> l’assenza di albumina: si tratta di una proteina che, se presente nelle urine, può essere il segnale della gestosi, una malattia seria che può comparire solo in gravidanza e si manifesta anche con pressione alta e gonfiori diffusi;
-> l’assenza di zuccheri: la loro presenza nelle urine potrebbe segnalare una predisposizione al diabete, un disturbo del metabolismo, il meccanismo con cui si trasformano i cibi introdotti con l’alimentazione in sostanze utili per l’organismo;
-> l’assenza di microbi: la presenza di germi nelle urine potrebbe essere la spia di un’infezione alle vie urinarie (il sistema di condotti che porta l’urina dal rene fino all’esterno). In questo caso, il ginecologo prescrive alla futura mamma un ulteriore controllo, l’urinocoltura, per individuare il batterio responsabile e stabilire l’antibiotico più adatto.