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La maggior parte di noi associa la parola gravidanza a immagini e pensieri positivi e gioiosi. Certo, i futuri genitori possono nutrire anche qualche preoccupazione, per esempio in merito alla salute del feto e al corretto accrescimento, ma in generale a prevalere sono sentimenti ottimistici. Eppure, anche se in una percentuale limitata di donne, proprio in gravidanza possono comparire delle malattie, come il melanoma, un tumore della pelle. A ricordarlo sono gli esperti dell’Intergruppo Melanoma Italiano (IMI).
È molto diffuso
Il melanoma in gravidanza rappresenta il 30% di tutti i tumori solidi maligni che compaiono nei nove mesi ed è la seconda neoplasia per frequenza diagnosticata durante l’attesa. Si tratta di un tumore che ha origine dalla trasformazione dei melanociti, le cellule che si trovano nello strato basale dell’epidermide e hanno il compito di produrre la melanina, il pigmento che protegge la pelle dal sole e ne permette l’abbronzatura. Esso può insorgere sulla pelle sana o, più spesso, su un neo già presente (un neo è un accumulo benigno di melanociti).
Può comparire anche dopo il parto
Il melanoma associato alla gravidanza può comparire sia durante i nove mesi sia subito dopo. “Come abbiamo evidenziato da una recente revisione, si definisce melanoma associato alla gravidanza un melanoma insorto durante la gestazione o entro i 12 mesi successivi al parto o aborto. Si considera, infatti, che i tumori diagnosticati nel primo anno dopo il termine dello stato interessante siano correlabili alla gestazione stessa” ha spiegato Enrica Teresa Tanda, oncologa presso l’IRCCS Policlinico San Martino di Genova.
A oggi, non si conoscono ancora i meccanismi alla base del melanoma associato alla gravidanza. Si pensa, però, che un ruolo importante sia giocato dalle alterazioni ormonali tipiche della gestazione e in particolare dall’aumento degli estrogeni(), che portano a una maggiore attività melaninica.
I fattori di rischio
Le donne più a rischio sono quelle:
– appartenenti ai fototipi I e II, cioè con capelli rossi o biondi e occhi verdi o azzurri e pelle chiara,
– con la sindrome del nevo displastico, caratterizzata dalla presenza di più di 100 nei, di uno o più nei di diametro maggiore di 6 mm e di uno o più nei displastici;
– con una storia familiare di melanoma;
– che in passato hanno subito un’asportazione di nevi displastici;
– che hanno una gravidanza tardiva.
Avere nei sul ventre e sulle altre parti del corpo che in gravidanza tendono a modificarsi, invece, non è un fattore di rischio. È bene, comunque, far valutare da un dermatologo le modificazioni dovute allo stiramento della pelle.
L’importanza della diagnosi precoce
Per prevenire e combattere il melanoma associato alla gravidanza è essenziale la diagnosi precoce. Ecco perché gli esperti consigliano di fare una visita dermatologica a inizio gestazione, ascoltando poi tutte le indicazioni dello specialista.