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Ogni anno in Italia si ammalano di cancro circa 5 mila donne in età fertile, ma quelle in gravidanza cui viene diagnosticato un tumore non devono necessariamente rinunciare a diventare madri. Insomma, realizzare il sogno di maternità con un tumore è possibile.
La fertilità in oncologia
A Milano è stata istituita all’ospedale San Raffaele, all’interno del Centro natalità e dell’Unità di ginecologia e ostetricia, una struttura dedicata alla fertilità in oncologia e alla sua preservazione. I tumori incidono in maniera minima in gravidanza, un caso ogni 1.000-2.000 donne, ma questo anche perché il cancro è tipicamente una malattia dell’età più avanzata. Poiché, però, la media della prima gravidanza per le donne oggi è di 34-35 anni, è purtroppo più facile incorrere in una diagnosi di un cancro al seno.
I trattamenti possibili
Una diagnosi di cancro durante la gravidanza non significa necessariamente un conflitto materno-fetale, tale da arrivare a dover scegliere tra la salute della madre e la vita del bimbo nel pancione. Si può trattare la mamma e salvare il feto, rendendo così possibile la maternità con un tumore. In caso di tumore al seno, per esempio, la chirurgia non è incompatibile con la gravidanza in corso e alcuni trattamenti di chemioterapia si possono somministrare anche nel secondo e nel terzo trimestre senza creare danni allo sviluppo cognitivo e motorio del feto.
Conferme dagli Stati Uniti
Un recente studio, apparso sul New England Journal of Medicine, ha confrontato i bambini nati da mamme sane con quelli nati da 129 donne sottoposte a chemioterapia negli ultimi sei mesi di gestazione. I bambini sono stati seguiti fino al compimento dei tre anni di età. Ebbene, secondo i ricercatori, la chemioterapia non ha provocato effetti negativi sulla crescita dei piccoli né sulla funzione cognitiva o cardiaca. In conslusione, la diagnosi di cancro durante la gravidanza non è necessariamente un’indicazione a interrompere la gravidanza.
Mamma dopo un tumore
Anche avere un figlio dopo un tumore non è rischioso per la mamma che può intraprendere e portare avanti con successo una gravidanza. Il problema è che, spesso, una volta sconfitta la malattia, la donna si ritrova sterile a causa delle terapie, senza essere stata informata sulle possibili alternative di cui avrebbe potuto beneficiare. Una delle opzioni a disposizione è la crioconservazione degli ovociti, possibile per le donne under 38, a meno di specifiche controindicazioni. In alternativa, si può crioconservare il tessuto ovarico e re-impiantarlo successivamente, consentendo così il ripristino della funzionalità.