Maternità dopo un tumore: in Italia la strada è in salita

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 18/02/2015 Aggiornato il 18/02/2015

In Italia la maternità non è un diritto garantito a tutte le donne. Men che meno a quelle che hanno affrontato un tumore

Maternità dopo un tumore: in Italia la strada è in salita

La maternità dovrebbe essere fra i diritti fondamentali di una donna. Non solo perché avere dei figli per molte coppie è un desiderio irrinunciabile, ma anche perché i bambini sono il futuro di ogni nazione. Eppure, in Italia spesso la ricerca di un bebè rappresenta una strada in salita. Soprattutto per le donne che hanno subito un tumore. Sembra paradossale, eppure è così: quelle persone che, considerati gli ostacoli e la sofferenza subiti, dovrebbero essere facilitate, in realtà sono ostacolate.

Rivolto un appello alle istituzioni

Per questo le associazioni dei pazienti malati di cancro (Favo – Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia, Andos – Associazione Nazionale Donne Operate al Seno, AIMaC – Associazione Italiana Malati di Cancro, Salute Donna) hanno rivolto un appello al ministero della Salute e alla Conferenza Stato Regioni per sensibilizzare le istituzioni sul tema della maternità dopo un tumore.

La chemioterapia può compromettere la fertilità

Secondo queste associazioni, in Italia ogni anno circa 1.500 donne malate di tumore esprimono ai medici il desiderio di salvaguardare la propria fertilità. Bisogna ricordare, infatti, che la chemioterapia può compromettere la funzionalità ovarica e, quindi, arrestare lo sviluppo dei follicoli, le piccole strutture prodotte proprio delle ovaie, all’interno delle quali sono contenute le cellule uovo nei vari stadi di maturazione. Ecco perché prima dell’inizio di una chemioterapia, è consigliabile mettere in atto delle strategie conservative, che proteggono la maternità. Il trattamento più consolidato nelle donne è la conservazione di embrioni ottenuti attraverso metodiche di procreazione assistita. In alternativa, si può procedere con il prelievo e il congelamento degli ovociti. In entrambi i casi, spesso viene effettuata la stimolazione ormonale, che consiste nell’assunzione di ormoni che stimolano la maturazione di più follicoli che rilascino più ovuli. Si possono anche impiegare farmaci (analoghi LHRH) che proteggono le ovaie durante i trattamenti.

I farmaci anti-sterilità sono a carico della donna

Purtroppo, i farmaci anti-sterilità non sono rimborsati dal Servizio sanitario nazionale e sono a totale carico delle pazienti. Non tutte, però, possono permetterseli. Di fatto, dunque, il diritto alla maternità non è garantito alle donne con tumore. “Per le giovani donne colpite da tumore è fondamentale poter conservare la fertilità per poter avere una chance di maternità dopo le cure oncologiche, che in molti casi mettono a rischio la capacità riproduttiva. Ma, il costo dei farmaci è a completo carico delle pazienti, i percorsi clinico assistenziali non sono stati ancora definiti, manca del tutto un osservatorio nazionale che si occupi del problema” ha spiegato Elisabetta Iannelli, segretario Favo.

 

 

  

da sapere

IL NEMICO NUMERO 1 È IL TUMORE AL SENO

Il tumore che mette maggiormente a rischio il desiderio di maternità è quello al seno: è, infatti, il tipo più frequente nelle donne giovani e richiede il ricorso a una chemioterapia tossica per le ovaie. Questo rappresenta una ragione in più per sottoporsi a controlli regolari e per ricorrere con frequenza all’autopalpazione della mammella.

 

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