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Il liquido amniotico è una sostanza fluida in cui è immerso l’embrione prima, e il feto poi, durante i nove mesi di gestazione. È una ‘protezione’ fondamentale per il futuro nascituro, lo avvolge e tutela per l’intero periodo di formazione. Vediamo insieme a cosa serve e come si monitora il liquido amniotico.
Liquido amniotico: cos’è e che colore ha
Di colore biancastro, aspetto acquoso (è formato dal 99% di acqua) e temperatura costante, il liquido amniotico è contenuto all’interno del sacco amniotico – una sorta di grande “bolla” che si forma nell’utero durante la gravidanza – e ha diverse funzioni, tra cui quella di proteggere il nascituro da eventuali traumi all’addome materno e farlo crescere in un ambiente alla temperatura ideale e sterile, prevenendo così le infezioni, evitare lo schiacciamento del cordone ombelicale durante la crescita del feto, favorire il parto naturale (la sua presenza facilita l’uscita del bimbo attraverso il canale del parto). Il liquido amniotico è inoltre una riserva di nutrienti per il feto poiché contiene molte sostanze – proteine, nutrienti, ormoni e anticorpi – necessari per consentire il normale sviluppo degli organi fetali, tra cui lecitine e sfingomieline, che permettono il sano sviluppo dell’apparato respiratorio. Il liquido amniotico fornisce inoltre preziose informazioni sulla salute del feto: attraverso l’amniocentesi, ad esempio, una piccola quantità di liquido amniotico viene esaminata in laboratorio per verificare l’eventuale presenza di alterazioni cromosomiche o genetiche. La sua quantità varia da circa 1 kg al sesto mese di gravidanza a circa 600-700 grammi al termine dei nove mesi.
Come si produce il liquido amniotico?
Il liquido amniotico inizia a formarsi una o due settimane dopo il concepimento e il suo volume aumenta con il progredire della gestazione e fino alla 36a settimana circa. La sua composizione cambia durante la crescita dell’embrione: nella prima fase della gravidanza è composto dal plasma materno, cioè dalla componente liquida del sangue materno, che attraversa la placenta e si ferma nel sacco amniotico dove si trova l’embrione, e dalla trasudazione dei liquidi dai vasi sanguigni della placenta e del sacco amniotico. A partire dal secondo trimestre a produrre il liquido amniotico in quantità considerevoli è il feto stesso mediante le secrezioni del tratto bronchiale e nasale e soprattutto attraverso i reni, che producono urina sterile: il feto infatti durante la sua immersione nel liquido amniotico lo ingerisce continuamente, lo assorbe a livello intestinale e poi lo espelle attraverso le urine – circa 800 ml al giorno verso il termine della gravidanza – mantenendo un equilibrio ottimale. Il liquido amniotico è quindi sempre lo stesso durante i nove mesi di gestazione: non c’è ricambio dall’esterno e viene filtrato dal feto stesso.
Come si controlla il liquido amniotico?
La quantità di liquido amniotico è molto importante per garantire un sano sviluppo del bimbo e deve essere quindi tenuta sotto nel corso della gravidanza: la metodica attraverso cui si può controllare la quantità di liquido amniotico presente nel sacco amniotico è un’ecografia da cui si ricava l’Afi, dall’inglese Amniotic fluid index, ovvero l’indice del liquido amniotico. Il calcolo viene effettuato sommando la profondità massima del sacco amniotico contenente il liquido amniotico, idealmente suddiviso in quattro quadranti. Per essere nella norma la somma di queste quattro misurazioni deve mantenersi tra i 5 e i 20 cm: se il livello è più basso, ovvero al di sotto dei 5 cm, si parla di “liquido amniotico scarso” o “oligoidramnios”, mentre se è molto superiore, sopra i 25 cm, si parla di “liquido amniotico abbondante” o “polidramnios”.
Liquido amniotico abbondante: cosa c’è da sapere
Il liquido amniotico abbondante, sebbene non sia una condizione pericolosa per il nascituro, è però una condizione che può essere associata a un maggior rischio di parto prematuro, e dunque è da tenere sotto controllo. Tra le cause più comuni che portano allo sviluppo di liquido amniotico abbondante si riscontrano il diabete gestazionale e l’ipertensione materna.
Liquido amniotico scarso: da cosa dipende e cosa fare
Se il liquido amniotico scarso a fine gravidanza può rappresentare una condizione pressoché fisiologica, può però accadere che la scarsità di liquido amniotico si verifichi nel secondo o addirittura nel primo trimestre di gestazione. In questo caso si può andare incontro ad alcune complicanze per lo sviluppo del feto tra cui: ritardo nella crescita, disturbi a carico dei reni, rottura prematura del sacco amniotico, possibili malformazioni fetali. Tra le cause che possono comportare liquido amniotico scarso troviamo forte stress materno, crescita troppo lenta del bambino, assunzione di alcuni farmaci, ipertensione materna.
Perdite liquido amniotico: cosa fare?
Può accadere che nel corso della gravidanza, a gestazione ancora non ultimata, si creino delle perdite di liquido amniotico a causa di piccole lacerazioni nel sacco amniotico con conseguente fuoriuscita di gocce, appunto, di liquido amniotico. In questo caso è bene prestare massima attenzione per distinguerle da eventuali perdite urinarie o vaginali, con le quali le perdite di liquido amniotico vengono spesso confuse: le perdite di liquido amniotico sono infatti inodore e incolore, e quindi si differenziano dall’urina, e sono differenti dalle perdite vaginali per consistenza e colore. Dunque, in caso di gravidanza non a termine se si notano perdite sospette è bene contattare il proprio ginecologo e/o recarsi al pronto soccorso per valutare la situazione con personale specializzato.