Obesità non fa rima con maternità. Le donne con seri problemi di peso hanno meno probabilità di restare incinte e, una volta intrapresa la gravidanza, hanno un rischio maggiore di andare incontro a complicanze, come ipertensione arteriosa e diabete gravidico. Intervenire in tempo è fondamentale, anche ricorrendo al bisturi, se necessario. Uno studio però pone l’accento sui rischi della chirurgia per l’obesità per il buon andamento della gravidanza. Ricercatori svedesi del Karolinska Institute hanno, infatti, sottolineato come l’essersi sottoposte in passato a interventi di chirurgia per l’obesità aumenti il rischio di avere bambini sottopeso o prematuri.
7.000 italiani sotto il bisturi in un anno
L’indagine ha analizzato una serie di nascite avvenute tra il 2002 e il 2009. Il 10% delle donne in gravidanza aveva subito questo tipo di trattamento, mentre la percentuale di chi non era stato operata era del 6%. Il 5% dei neonati è risultato sottopeso, contro il 3% del gruppo di controllo. Il lavoro è stato pubblicato sul British Medical Journal. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, nel mondo si contano 1,5 miliardi di adulti in eccesso di peso. Di questi, 200 milioni di uomini e circa 300 di donne sono obesi. Gli italiani obesi sono oltre 6 milioni e dal 1994 a oggi il loro numero è cresciuto del 25%. Un obeso non operato è più esposto a numerose e gravi malattie come ipertensione, tumori e diabete. Sono 1,5 milioni coloro che potrebbero giovarsi della chirurgia per l’obesità. Nel nostro Paese operano 270 chirurghi dell’obesità, in un centinaio di strutture sanitarie sparse in modo non uniforme sul territorio nazionale. Nel 2012 sono stati sottoposti a intervento chirurgico sette mila italiani.