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Il 40% delle donne tra i 35 e i 55 anni ha un fibroma uterino, vale a dire il più diffuso tumore benigno del tratto genitale femminile per le donne in età fertile, che può mettere a rischio anche una gravidanza. Attualmente non si conoscono le cause della insorgenza del fibroma, ma tra i fattori si possono annoverare: la storia familiare, l’obesità e il non aver ancora avuto una gravidanza. Oggi, però, una nuova classe di farmaci può ridurre il volume del fibroma eliminando gli effetti collaterali di altre terapie farmacologiche.
In quasi metà delle donne
I fibromi rappresentano una delle patologie più diffuse tra le donne. “Nel 50% dei casi non hanno sintomi gravi, ma nell’altra metà possono dare un eccessivo sanguinamento dell’utero, forti emorragie mestruali, anemia e infertilità” spiega Anna Maria Paoletti, ordinario di ginecologia e ostetricia dell’Università di Cagliari.
Speranze da una scoperta rivoluzionaria
Spiega Giuseppe De Francesco, responsabile dell’Unità operativa endoscopica dell’ospedale Villa Betania di Napoli. “Oggi una nuova classe di molecole, i modulatori del recettore del progesterone (SPRMs) possono ridurre il volume dei fibromi eliminando gli effetti collaterali di altre terapie farmacologiche. Possono essere usati come trattamento pre-intervento chirurgico di sintomi da moderati a gravi di fibromi, come appunto il sanguinamento. Il trattamento può durare fino a tre mesi. In Europa questa classe di molecole è già autorizzata e disponibile, speriamo che arrivi presto in Italia”.
Che cos’è il fibroma uterino
Il fibroma uterino (o leiomioma o mioma) è il più diffuso tumore benigno del tratto genitale femminile per le donne in età fertile e interessa fino al 40% della popolazione femminile di età compresa tra i 35 e i 55 anni. Il fibroma uterino viene principalmente diagnosticato attraverso ecografia pelvica (transaddominale o transvaginale); con la visita ginecologica si possono diagnosticare i fibromi di maggiori dimensioni; l’isteroscopia è utile in particolare per i fibromi sottomucosi.