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Se la donna soffre di Hiv in gravidanza e deve assumere i farmaci specifici contro questa malattia, non deve temere che il suo bimbo avrà problemi di apprendimento. È la conclusione cui è giunto uno studio sull’Hiv in gravidanza condotto da un gruppo di ricercatori americani, pubblicato sulla rivista Pediatric Infectious Disease Journal dell’Istituto nazionale della salute americano.
Va seguita una cura apposita per non contagiare il bimbo
Chi soffre di Hiv in gravidanza deve usare un cocktail di farmaci anti-Hiv per ridurre il rischio di trasmettere la malattia al figlio. Questi trattamenti sono generalmente sicuri per quanto riguarda la tossicità sugli organi del feto. Tuttavia, occorre tenere presente che eventuali effetti secondari si possono manifestare molto tempo dopo la cura nel bambino.
Non ci sono interferenze con il linguaggio
Lo studio ha riguardato due gruppi di donne sieropositive in dolce attesa: un gruppo, durante la gravidanza, ha assunto i farmaci per l’Hiv, l’altro no. Gli esperti hanno confrontato le condizioni di salute dei figli di queste donne a un anno e a due anni di età. Ebbene, è emerso che a due anni la percentuale di bambini con ritardo nell’apprendimento del linguaggio era identica nei due gruppi. Solo nei bimbi le cui madri hanno assunto il farmaco atazanavir si è registrato un ritardo nell’apprendimento delle prime parole a un anno. Tuttavia, una volta compiuti i due anni, questi bambini non hanno avuto un numero maggiore di problemi rispetto agli altri: il ritardo, dunque, nel giro di un anno si è annullato.
Via libera ai farmaci per l’Hiv
Secondo i ricercatori, questo studio dimostra che prendere farmaci farmaci per l’Hiv nel corso della gestazione non causa problemi di espressione nei bambini.