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Il glifosato danneggia il microbioma intestinale dei ratti nati da madri esposte a questo composto, con effetti potenzialmente dannosi: anche le brevi esposizioni possono alterare lo sviluppo sessuale e danneggiare la struttura del Dna. È questa la conclusione della fase pilota di uno studio dell’Istituto Ramazzini di Bologna.
Il diserbante più usato al mondo
Il glifosato è un diserbante non selettivo, vale a dire una molecola che elimina indistintamente tutte le erbe infestanti. Introdotto sul mercato nel 1974, è oggi l’erbicida più utilizzato al mondo, perché molto economico e semplice da utilizzare: dalla sua introduzione ne sono state spruzzate sui campi quasi 9 milioni e mezzo di tonnellate. È usato nella formulazione di diserbanti utilizzati in agricoltura, nei prodotti per il giardinaggio e per la manutenzione del verde, per eliminare le erbe infestanti da bordi di strade, autostrade, binari ferroviari.
Lo studio in laboratorio
I ricercatori hanno esaminato la prole dei ratti che avevano accumulato nei tessuti livelli di glifosato pari a 1,75 microgrammi per chilo di peso, la dose giornaliera accettabile nella dieta secondo l’Agenzia per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti. L’alterazione del microbioma è stata associata a obesità, diabete e problemi immunologici. L’esposizione delle madri al glifosato potrebbe alterare anche il normale livello degli ormoni sessuali, provocando anomalie anatomiche. Osservato pure un aumento significativo di aberrazioni cromosomiche nelle cellule del midollo osseo nei ratti trattati con il pesticida glifosato, in particolare nelle prime fasi della vita.
Effetti cancerogeni
Negli ultimi 20 anni la ricerca ha trovato prove della cancerogenicità del pesticida glifosato negli animali da laboratorio. Tuttavia, meno robusti appaiono gli studi sull’uomo. Analisi basate sui marcatori ematici di comunità esposte all’erbicida hanno dimostrato come il glifosato danneggi la struttura del Dna e dei cromosomi. Ma gli effetti a lungo termine rimangono ancora poco noti.