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L’esposizione a erbicidi a base di glifosato in gravidanza mostra effetti avversi per lo sviluppo del sistema riproduttivo anche a dosi considerate sicure: è quanto emerge da uno studio realizzato su topi dal Centro di ricerca sul cancro Cesare Maltoni dell’Istituto Ramazzini di Bologna.
Pericolo malformazioni e anomalie ormonali
All’esposizione al glifosato in gravidanza sono stati associati effetti androgeno-simili, incluso un aumento significativo della distanza ano-genitale, sia nei maschi sia nelle femmine, oltre a un ritardo nel primo estro (la fase che precede il momento di massima fertilità in un animale) e un aumento del testosterone nelle femmine. La distanza tra ano e genitali, in particolare, è un marker sensibile per le sostanze che agiscono come interferenti endocrini già a livello prenatale e sono in grado di alterare il normale sviluppo del feto.
L’erbicida più usato nel mondo
Il glifosato è un diserbante non selettivo, vale a dire una molecola che elimina indistintamente tutte le erbe infestanti, introdotto sul mercato nel 1974. Oggi viene utilizzato da molte aziende nella formulazione di diserbanti utilizzati non solo in agricoltura, ma anche nei prodotti per il giardinaggio e la manutenzione del verde, per eliminare le erbe infestanti dai bordi di strade, autostrade, binari ferroviari.
Le vie di contaminazione
Gli agricoltori e i lavoratori che lo utilizzano nella manutenzione del verde hanno l’esposizione più massiccia e diretta. Ma residui di glifosato, come degli altri pesticidi, possono arrivare anche attraverso il cibo, sebbene la presenza di residui sia controllata e regolamentata. Per questo con il glifosato in gravidanza bisogna fare molta attenzione.
L’allarme di Iarc e Oms
Nel 2015, lo Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, che fa parte dall’Oms, lo ha inserito nella lista delle sostanze “probabilmente cancerogene”. In Italia, sottolinea la Coldiretti, è vietato l’uso nelle aree frequentate dalla popolazione, specialmente da gruppi vulnerabili come bambini e donne in gravidanza, quali parchi, giardini, campi sportivi e zone ricreative, aree gioco, cortili e aree verdi interne a complessi scolastici e strutture sanitarie, ma anche in campagna in pre-raccolta, per effetto del decreto del ministero della Salute in vigore dal 22 agosto del 2016.