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Ormai non è più un segreto per nessuno: il fumo in gravidanza fa male. Nonostante ciò si fa fatica a smettere. Risultato: tre donna su 100, secondo le statistiche, continuano a fumare nei nove mesi e una su quattro riprende dopo la nascita del bebè, sebbene anche il fumo passivo sia molto nocivo per il piccolo.
Nell’occhio del ciclone
Specialmente sul web, nelle community e sui social network, le donne che fumano in gravidanza sono biasimate da tutti. Molte si isolano, si colpevolizzano e si vergognano, perché conoscono gli effetti dannosi del fumo sulla salute del bebè in arrivo, ma non sono in grado di dire addio al fumo in gravidanza senza un supporto esterno e spesso non sanno a chi rivolgersi. Pochissimi sono i compagni che fumano che, per solidarietà con la neomamma, decidono di smettere insieme a lei.
I centri antifumo
Se non si riesce a rinunciare al fumo in gravidanza, nonostante l’ottima motivazione, è bene rivolgersi ai Centri antifumo che possono consigliare il percorso adatto alle future mamme. Hanno costi e modalità di accesso differenti e propongono percorsi personalizzati. L’elenco è disponibile all’indirizzo www.iss.it/fumo o al numero verde 800 55 40 88. Rivolgersi a esperti è fondamentale perché non ci sono dati sulla sicurezza in gravidanza dei farmaci che riducono il desiderio di fumare (buproprione e vareniclina), che quindi non sono indicati. Pillole, cerotti, inalatori e gomme da masticare sarebbero anch’essi da evitare durante la gestazione, perché comportano l’assunzione di nicotina a basso dosaggio per attenuare i sintomi dell’astinenza.
Tenere un diario
Per dire addio al fumo in gravidanza, gli esperti consigliano di tenere un diario su cui annotare l’ora in cui si fuma, l’attività che si sta svolgendo, lo stato d’animo e le motivazioni per cui si sente il bisogno di fumare, attribuendo a quest’ultimo anche un numero.