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Ormai, è risaputo che il fumo in gravidanza è nocivo non solo per la mamma, ma anche e soprattutto per il bambino. Le ricerche in questo campo, tuttavia, non si fermano. L’ultima scoperta compiuta da un team di ricercatori internazionali, degli Stati Uniti e della Danimarca, ipotizza che fra il consumo di sigarette da parte delle donne incinte e i disturbi neuropsichiatrici, come i tic, nel bebè esista un legame.
Sotto esame oltre 70mila donne
Lo studio, che ha riguardato 73.073 coppie di mamme-bambini, è stato condotto da un gruppo di studiosi della Icahn School of Medicine at Mount Sinai Hospital di New York e della Aarhus University, in Danimarca, ed è stato pubblicato sulla rivista Journal of American Academy of Child and Adolescent Psychiatry (JAACAP). Gli autori hanno analizzato i dati disponibili riguardanti le gestazioni e poi hanno analizzato le condizioni dei bebè. Lo scopo era capire se le abitudini delle donne durante i nove mesi potessero avere ripercussioni importanti sulla salute dei loro figli. In particolare, si è valutato l’effetto del fumo in gravidanza.
Conseguenze sul cervello
Ebbene, l’analisi dei risultati ha confermato che i comportamenti che la mamma assume nel corso della gestazione hanno conseguenze importanti sul bebè. Più precisamente, si è visto che il fumo in gravidanza aumenta il rischio di tic cronici nei bambini. All’aumentare del numero di sigarette fumate dalla mamma accresce anche il rischio. Addirittura, nelle donne che durante i nove mesi fumano più di 10 sigarette al giorno, i figli hanno il 66% di probabilità in più di sviluppare tic cronici. Anche la sindrome di Tourette (disturbo neuro-comportamentale caratterizzato dalla presenza di tic motori e vocali) e altri tipi di disturbi neuropsichiatrici è risultato più comuni nei figli di donne fumatrici.
Il commento degli esperti
“Identificare le cause ambientali per i disordini tic cronici e le condizioni psichiatriche correlate è importante perché se sappiamo che i fattori di rischio specifici, siamo in grado di sviluppare strategie più efficaci per la prevenzione. Il passo successivo sarà quello di capire come questi fattori ambientali esercitano i loro effetti sul rischio, in modo da aprire una finestra sui meccanismi biologici che sono alla base di queste condizioni” hanno commentato gli autori.