Argomenti trattati
Il Rubeo test rientra tra i controlli che una donna nel momento in cui pensa di avere un figlio dovrebbe programmare per affrontare in serenità la gravidanza. Consente infatti di verificare se la futura mamma possiede la giusta dose di anticorpi per difendersi dal virus della rosolia. Lieve e poco significativa in altre fasi della vita, la rosolia può risultare pericolosa in gravidanza, in particolare entro la 10 settimana di gestazione, aumentando il rischio di aborto, di nascita prematura oppure provocando quella che si definisce sindrome da rosolia congenita (CRS), grave patologia che può causare malformazioni al feto.
Il test è gratuito e andrebbe eseguito prima della gravidanza in modo che, qualora segnalasse una mancata immunizzazione, la futura mamma abbia la possibilità di correre ai ripari effettuando due dosi di vaccino che devono essere somministrate almeno un mese prima del concepimento.
Come funziona il test
Il Rubeo test si esegue con un semplice prelievo di sangue. Una volta prelevato, il sangue viene analizzato in laboratorio per rilevare:
- il dosaggio delle IgG, le immunoglobuline G, marcatori di immunità che, una volta prodotte, restano per sempre nel sangue: hanno un’azione protettiva e arginano il rischio di una successiva reinfezione. In sostanza la presenza di IgG oltre un certo valore è la testimonianza che un soggetto è venuto in contatto con il virus della rosolia, perché si è ammalato oppure perché ha fatto il vaccino, e che ha sviluppato anticorpi sufficienti a contrastare il suo attacco qualora ne venga di nuovo a contatto.
- il dosaggio delle IgM, le immunoglobuline M che sono presenti nel sangue subito dopo l’esposizione al virus raggiungendo il picco massimo dopo 7-10 giorni per diminuire poi a poco a poco.
Quando va fatto
Una donna che prevede di avere una gravidanza dovrebbe conoscere se è immune alla rosolia o meno. Può succedere infatti che non ci si ricordi né di essere state vaccinate e neppure di aver contratto la malattia: ecco perché è importante inserire tra gli esami di screening prenatale anche il Rubeo test in modo da avere la certezza di essere immuni dal virus. Avere questo dato è importante perché consente, qualora il Rubeo test segnali una mancata immunizzazione nei confronti del virus della rosolia, di procedere con la vaccinazione che deve essere fatta rigorosamente almeno un mese prima del concepimento.
Il Rubeo test può essere fatto anche in gravidanza qualora si tema di aver contratto l’infezione. Questo soprattutto nel primo trimestre quando la placenta, che funziona come una barriera alla penetrazione dei virus, ha una minor capacità protettiva. Può quindi lasciar passare il virus della rosolia provocando danni anche molto gravi al feto, in particolare ritardo nello sviluppo fisico e neurologico, difetti cardiaci e oculari, perdita dell’udito fino alla conseguenza più drammatica della morte in utero. Il rischio che il feto vada incontro a questi danni tocca il 90% se l’infezione è contratta nelle prime 8-10 settimane di gestazione mentre è raro che si determinino malformazioni quando la mamma si ammala dopo la ventesima settimana.
Non è più di screening
Dal momento che non ci sono farmaci che possano evitare trasmissione del virus al feto e che non è possibile vaccinarsi in attesa, l’esecuzione del Rubeo test ha soprattutto un valore preventivo e per questo è importante che venga fatto in previsione di una gravidanza. E’ questa una delle ragioni che ha portato l’Istituto Superiore della Sanità ad aggiornare le Linee Guida sulla Gravidanza Fisiologica: oggi prevedono che il Rubeo test non sia più offerto come test di screening per le donne in gravidanza.
Questo anche perché già dal 2021 si è registrata in Italia l’eliminazione della trasmissione endemica della rosolia: nel 2013 la sindrome da rosolia congenita si è presentata in meno di un caso su 100mila neonati mentre dal 2018 non è stato registrato nessun caso.
Merito della copertura vaccinale che nei nati nel 2003 risulta pari al 93,3% per la prima dose e dell’89% per la seconda. Attenzione che questo non vuol dire che si possa abbassare la guardia: verificare prima della gravidanza di essere immuni dal virus rimane basilare ed è per questo che il Rubeo test continua ad essere gratuito per le donne in età fertile.
Costo
Il Rubeo test è gratuito per tutte le donne in età fertile, sia prima del concepimento che durante la gravidanza.
Come si leggono i valori
I risultati del Rubeo test arrivano in genere dopo 4-5 giorni dal prelievo di sangue. Fermo restando che è sempre necessario far valutare l’esito del test dal proprio medico, si può iniziare ad orientarsi tenendo conto che nel referto del laboratorio si trovano due numeri che indicano quanti anticorpi sono presenti al momento del prelievo.
Accanto si trovano invece i valori di rifermento al di sopra o al di sotto dei quali il Rubeo test va considerato positivo oppure negativo. I valori di riferimento possono essere diversi da laboratorio a laboratorio e devono quindi essere sempre riportati nel foglio consegnato in modo che i risultati siano comprensibili.
Si possono presentare tre casi differenti:
- i valori per le IgG e le IgM sono entrambi negativi: significa che non si è avuto nessun contatto con il virus e che c’è quindi la probabilità di contrarre la malattia. E’ il dato che deve spingere a correre subito ai ripari con la vaccinazione, rigorosamente da programmare prima della gravidanza.
- sia le IgM che le IgG sono positive: vuol dire che si è contratto da poco il virus. E’ meglio in questo caso informare il ginecologo in modo che si possa decidere insieme quando programmare la gravidanza che in genere è meglio posticipare fino a quando il Rubeo test segnali il via libera.
- le IgM sono negative e le IgG positive: il virus è stato contratto in passato e questo ha fatto in modo che la persona sia immunizzata e che non vi sia nessun potenziale rischio per una gravidanza.
Vaccino
Non ci sono cure specifiche per la rosolia come non c’è nessun modo per evitare che il virus, contratto in gravidanza, passi al feto. La prevenzione rimane quindi l’unica strategia per preservare la salute del nascituro.
E l’arma più potente della prevenzione è la vaccinazione. Nel caso della rosolia il vaccino viene somministrato insieme a quello del morbillo e della parotite in due dosi: la prima è prevista a 12-15 mesi di età, la seconda a 5-6 anni. Per gli adulti che non sono stati vaccinati sono previste sempre due dosi di vaccino, da programmare a distanza di almeno un mese una dell’altra.
L’importanza della vaccinazione è sottolineata anche dalle Linee Guida per la gravidanza fisiologica che raccomandano di offrire la vaccinazione anti-rosolia alle donne non vaccinate dopo il parto per tutelare i figli che potranno successivamente venire. Questo sempre tenendo presente che per una gravidanza serena è necessario che al momento del concepimento la futura mamma sia stata vaccinata con due dosi da almeno un mese.