Pap test: cos’è, quando iniziare e ogni quanto fare questo esame

Alberta Mascherpa A cura di Alberta Mascherpa Pubblicato il 04/09/2024 Aggiornato il 04/10/2024

E’ un esame veloce e indolore, l’eventuale positività non deve allarmare: va confermata con ulteriori esami a discrezione del medico.

In grado di individuare un tumore già presente oppure le alterazioni delle cellule del collo dell’utero che ne potrebbero determinare lo sviluppo, il Pap test si esegue in modo facile, veloce e non doloroso nel corso della visita ginecologica effettuando un piccolo prelievo di materiale dal collo dell’utero con un bastoncino cotonato.

È un test di screening che andrebbe ripetuto ogni tre anni, a partire dai 25 anni fino ai 65 anni. Si può eseguire anche in gravidanza perché non danneggia né il feto né la mamma. Non va fatto durante le mestruazioni, due giorni prima è bene evitare lavande e ovuli e un giorno prima astenersi dai rapporti sessuali, tutto perché il campione raccolto sia adatto all’analisi. L’esecuzione del Pap test in genere non provoca disturbi ma nei giorni successivi possono comparire piccole perdite di sangue non preoccupanti. Qualora risulti positivo non è il caso di allarmarsi: la diagnosi va confermata con altri esami e la situazione va valutata insieme allo specialista che può prescrivere ulteriori controlli.

A che età si può fare il Pap test

Chiamato anche citologia cervicale o test di Papanicolaou dal nome del suo inventore, il Pap test è un esame che rileva le anomalie cellulari nel collo dell’utero, la parte finale dell’utero collegata direttamente alla vagina. Consente quindi di riconoscere una lesione tumorale già presente in sede oppure le cellule provenienti dalle lesioni che precedono l’insorgenza di un tumore.

È dunque l’esame fondamentale per la prevenzione e per la diagnosi precoce del cancro cervicale. Per questo è consigliato fare il Pap test in funzione preventiva a partire dai 25 anni. Già all’inizio dell’attività sessuale le donne sono esposte infatti a diversi fattori di rischio per lo sviluppo del tumore cervicale. Proprio per questo in caso di attività sessuale precoce si può anticipare l’età del primo Pap test programmandolo due anni dopo il primo rapporto.

Le donne in menopausa dovrebbero continuare a sottoporsi all’esame almeno fino ai 65 anni: da questa età in avanti le donne che durante la loro vita si sono sottoposte a screening ottenendo sempre risultati normali non sono più a rischio. È consigliato sottoporsi al Pap test con maggiore frequenza e oltre i 65 anni in presenza di questi fattori di rischio:

  • è stata rilevata un’infezione da HIV
  • la donna è immunocompromessa a causa di patologie, trapianti, chemioterapia o è sottoposta a terapia con corticosteroidi
  • è stato diagnostico un precedente cancro alla cervice
  • la donna ha una storia da fumatrice

Ogni quanto ripetere l’esame

Le donne tra i 25 ed i 29 anni di età sono invitate a effettuare il Pap test ogni tre anni. L’indicazione vale per tutte le donne fino ai 65 anni ma oggi per le donne tra i 30 e i 64 anni viene consigliato un test HPV (serve a rilevare l’infezione da Human papilloma virus) ogni cinque anni. L’HPV, un virus che causa lesioni genitali, viene considerato infatti la prima causa di tumore della cervice uterina.

Va comunque tenuto in considerazione che l’infezione non porta necessariamente allo sviluppo del tumore, poiché l’organismo combatte efficacemente il virus in più del 90% dei casi. Il test HPV ha una maggior specificità del Pap test e permette un’identificazione delle persone ad alto rischio anticipatamente; proprio per la sua efficacia, il test può essere fatto ogni cinque anni anziché ogni tre come il Pap test. Per le donne che hanno completato il ciclo vaccinale anti-HPV entro il compimento del quindicesimo anno di età, il primo test di screening HPV viene consigliato a 30 anni.

Come si esegue

Il Pap test richiede solo pochi minuti d’esecuzione. Viene fatto nel corso della visita ginecologica durante la quale si applica lo speculum, uno speciale strumento che dilata leggermente l’apertura vaginale così da consentire un piccolo prelievo di materiale. Il Pap test può essere eseguito anche nelle donne vergini senza ledere l’imene: in questo caso è bene avvisare preventivamente il medico in modo che adotti una tecnica più delicata, usando uno speculum apposito per le donne che non hanno mai avuto rapporti sessuali.

Il professionista preleva una piccola quantità di secrezioni dal collo dell’utero tramite un bastoncino e le dispone su un vetrino, fissandole con uno spray apposito. Su questo campione viene eseguito l’esame citologico in laboratorio, esaminandolo con appositi metodi di colorazione e un approfondito esame computerizzato. L’esecuzione del Pap test non è dolorosa, anche se per alcune donne può risultare più fastidiosa che per altre e questo in relazione alla sensibilità individuale e anche alla delicatezza di chi lo esegue.

E’ importante in ogni caso al momento dell’esecuzione del test, cercare di rilassarsi facendo respiri lenti e profondi in modo da ridurre al minimo il già lieve disagio legato all’introduzione del dilatatore e al successivo prelievo. Dopo l’esame in genere non si avverte nessun disturbo e si può immediatamente riprendere la vita di sempre, camminando e guidando se serve; può succedere che nei giorni successivi si notino piccole perdite di sangue: non sono pericolose ma in caso di dubbio meglio rivolgersi al medico che ha eseguito il test. 

Cosa fare prima

Non vi sono controindicazioni particolari per effettuare il Pap test ma è utile avere alcune accortezze per permettere la raccolta di un campione che sia adatto all’analisi: se il materiale raccolto non è ottimale infatti è possibile che il risultato del test non sia leggibile e vada quindi ripetuto.

Proprio per questo il Pap test non andrebbe fatto durante le mestruazioni (si consiglia almeno 5 giorni prima o dopo) e non in presenza di perdite ematiche in atto. Si dovrebbero inoltre evitare i rapporti sessuali nelle 24 ore precedenti e non effettuare nelle 48 ore precedenti lavande vaginali o inserire ovuli, prodotti spermicidi, creme, gel o schiume di qualunque tipo, a meno che siano presidi prescritti dal medico. L’impiego di questi prodotti infatti potrebbe eliminare o nascondere cellule con anomalie.

Pap test positivo: cause

I risultati del Pap test sono disponibili in genere dopo 10-20 giorni dal prelievo del campione.

Se il referto riporta la dicitura: “esito negativo per lesioni intraepiteliali o malignità” significa che non sono state riscontrate alterazioni riconducibili a cancro conclamato o in fase di sviluppo. Quindi si possono avere cellule del tutto normali oppure possono essere indicate altre anomalie come infezioni o infiammazioni per le quali il medico indica in genere la cura più adeguata.  

Un esito positivo non indica necessariamente la presenza di un cancro: anche quando questo viene individuato (come indica la dicitura “carcinoma” o “adenocarcinoma”), il risultato deve essere confermato. Innanzitutto si procede a rifare il Pap test che a volte può essere falsato da un’insufficiente prelievo di cellule durante il primo test. Se anche questo secondo test risulta positivo, a seconda della situazione si potrà decidere insieme al medico di monitorare la situazione con controlli più frequenti oppure di approfondire sottoponendosi a esami di secondo livello.

Si può quindi procedere con una colposcopia, un esame di vagina e collo dell’utero effettuato grazie al colposcopio (una speciale lente d’ingrandimento) ed eventualmente l’ausilio di un liquido che evidenzia anomalie cellulari. Durante la colposcopia, lo specialista può eseguire anche una biopsia, cioè il prelievo di una parte di cellule. Il campione prelevato viene inviato in laboratorio per essere esaminato dall’anatomopatologo, che confermerà o escluderà la presenza di lesioni precancerose o maligne. A seconda dell’esito della biopsia, lo specialista potrebbe suggerire la necessità di un intervento chirurgico.

Pap test in gravidanza

Il Pap test si può eseguire anche in gravidanza senza che ci sia alcun tipo di rischio né per la mamma né per il feto. Nelle donne in attesa, però, si evita il prelievo cosiddetto endocervicale, ovvero quello nel canale cervicale: per questo è bene avvisare il medico della propria condizione. Il Pap test viene per altro consigliato nel quadro delle visite prenatali qualora non sia stato effettuato nei 2-3 anni precedenti.

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