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La maggior parte dei genitori, fin dall’inizio della gravidanza, vorrebbe conoscere le condizioni di salute del bebè. Non tutti, però, sono disposti a ricorrere alle indagini invasive, come l’amniocentesi e la villocentesi. Oltretutto, queste tecniche forniscono solo alcune informazioni, essenzialmente sulle anomalie cromosomiche. In futuro, sapere se il piccolo che cresce dentro il pancione sta bene potrebbe essere molto più facile. Merito di un nuovo test messo a punto da una piccola start up italiana, la Silicon BioSystems, assorbita dall’azienda farmaceutica toscana Menarini.
Un metodo complesso
Il nuovo metodo diagnostico consiste nell’analisi di singole cellule che, dopo essere state prelevate dall’organismo, vengono trasferite in microprovette. Vengono mantenute vive e vitali, in modo da essere a disposizione per tutte le analisi dei ricercatori. Una volta che sono state raccolte nelle provette, le cellule vengono riprese da una telecamera inserita in un microscopio. Forma e dimensioni delle cellule vengono registrate per ulteriori analisi.
Servono ancora molte prove
Inizialmente, il test non era stato pensato per la gravidanza. Nelle fasi iniziali si pensava di impiegarlo soprattutto per la diagnosi dei tumori. Nelle loro analisi, però, i ricercatori si sono resi conto che poteva avere una qualche utilità anche se impiegato in gravidanza. Il prossimo passo consisterà nell’incrociare i risultati ottenuti con il nuovo test con quelli ottenuti con la normale amniocentesi. Se effettivamente ci sarà una corrispondenza, è probabile che le sperimentazioni sull’uso in gravidanza proseguiranno.