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Gli esami del terzo trimestre di gravidanza sono quelli previsti dal decreto ministeriale del 10 settembre 1998. Quindi, nel settimo mese la futura mamma fa la visita dal ginecologo portando gli esami eseguiti in precedenza. Lo specialista controlla, poi, l’aumento di peso e la pressione arteriosa, verifica la dilatazione del collo dell’utero, controlla il battito cardiaco del feto e si informa sui movimenti fetali. Dall’ottavo mese, anche se non sono un controllo di routine (quindi si deve pagare il ticket), è facile che le visite si intensifichino fino al parto, soprattutto se la futura mamma soffre di qualche disturbo che va tenuto sotto controllo: da questo momento in genere il ginecologo controlla che tutto vada bene ogni due settimane circa. Nel nono mese, poi, il ginecologo stabilisce se il parto può avvenire in modo naturale o con un cesareo programmato.
Sangue e urine
Gli esami del terzo trimestre di gravidanza comprendono le analisi del sangue: nel settimo mese si effettuano l’esame emocromocitometrico e la ferritina (quantità di ferro), nell’ottavo sempre l’emocromocitometrico con la ricerca del virus dell’epatite B e C. Dal settimo mese di gravidanza, invece, è consigliabile ripetere ogni quindici giorni, e fino al parto, gli esami delle urine. Oltre a rilevare eventuali problematiche ai reni e la presenza di infezioni delle vie urinarie o la comparsa del diabete, questi esami evidenziano anche gli indizi della gestosi, poiché verificano la presenza di proteine nelle urine.
ecografia
Infine, rientra tra gli esami del terzo trimestre di gravidanza anche l’ecografia. Quella del terzo trimestre misura la crescita del bambino e si esegue di norma tra la 29ª e la 33ª settimana di gravidanza. Questa ecografia ha lo scopo di verificare che il feto stia crescendo correttamente rispetto alla sua età gestazionale, che non sia quindi troppo grosso o troppo piccolo. Se i valori di riferimento non corrispondono a quelli standard, si ripete l’ecografia a distanza di una settimana. Se anche in questo caso le discrepanze permangono, si esegue un’ecografia di secondo livello per controllare il buon funzionamento dei flussi uteroplacentari e dell’arteria ombelicale e valutare che vi sia una regolare nutrizione del feto.
La terza ecografia controlla poi con particolare attenzione:
la quantità di liquido amniotico. Se il liquido presente nella sacca gestazionale è troppo, può esservi correlato anche un problema di crescita eccessiva spesso legato al diabete gestazionale della mamma; se al contrario, il liquido è scarso, può essere sintomo di una malformazione alle vie urinarie del feto e ipertensione (pressione alta) materna;
la posizione in cui il feto si presenta all’ingresso del canale del parto: cefalica, podalica o traversa. Questa informazione serve al ginecologo per capire se procedere con il parto naturale o con il taglio cesareo.