Che cosa sono gli esami Torch che si fanno nei 9 mesi?

Paola Risi A cura di Paola Risi Pubblicato il 27/05/2022 Aggiornato il 27/05/2022

Durante la gravidanza la futura mamma è sottoposta a una serie di esami. Tra questi c’è anche il test Torch. Ecco che cosa sono gli esami Torch e perché si fanno

donna incinta che ha esami Torch

Gli esami Torch o Complesso Torch consiste in una serie di analisi mirate a verificare la presenza nella futura mamma di anticorpi contro alcune infezioni che, se contratte durante l’attesa, rischiano di determinare effetti dannosi sul nascituro, cui possono essere trasmesse tramite la placenta (l’organo si scambio materno-fetale) o nel corso del parto. Con le iniziali dei loro nomi si compone l’acronimo Torch: T sta per toxoplasmosi, R per rosolia, C per citomegalovirus, H per herpes e O per “others” ovvero “altri” agenti infettivi. Il test si esegue con un normale prelievo sanguigno, senza alcuna conseguenza per la donna o il feto.

Quali sono le infezioni ricercate con gli esami Torch?

La toxoplasmosi
Molto spesso asintomatica, è causata da un parassita, il Toxoplasma Gondii, che può raggiungere il feto e causargli danni anche gravi. Per questo il Toxo test fa parte degli esami di routine della gravidanza.

La rosolia
Si tratta di una delle più comuni malattie esantematiche (associate a un’eruzione cutanea) infantili; di solito non si accompagna ad alcuna complicanza ma può essere molto pericolosa per il feto se il contagio si verifica nell’attesa: ecco perché la vaccinazione antirosolia viene raccomandata dal Servizio sanitario nazionale e la ricerca di anticorpi alla rosolia (Rubeo Test) rientra tra i controlli di routine della gestante.

Il citomegalovirus
È un’altra infezione per lo più asintomatica e di solito del tutto innocua. Come nel caso delle altre infezioni causate da virus della famiglia degli Herpes Virus, l”aver fatto” la malattia non determina l’eliminazione del virus che continua a essere presente in forma “latente” nell’organismo e può riattivarsi determinando una re-infezione (o infezione secondaria). Il citomegalovirus può però divenire pericoloso per il feto quasi esclusivamente in presenza di un’infezione primaria durante la gravidanza: per questo il test, pur non rientrando tra gli esami di routine, viene consigliata dai ginecologi.

L’herpes simplex
Molto frequente nella forma che colpisce le labbra (tipo 1), può interessare anche i genitali (tipo 2) e, se contratto nei 9 mesi, contagiare il nascituro attraverso la placenta, durante la fase espulsiva del parto o subito dopo, provocando effetti anche seri.
Anche questo esame viene raccomandato dai ginecologi, ma non rientra tra quelli di routine.

Come leggere i risultati degli esami Torch?

I test eseguiti in riferimento alle diverse infezioni possono fornire questi risultati:

  • positivo agli anticorpi IgG e negativo agli IgM. Vuol dire che la malattia di cui si sono evidenziati gli anticorpi è già stata “fatta” in passato (oppure ne è stata effettuata la vaccinazione, come nel caso della rosolia) e non sono necessari altri controlli.
  • negativo agli anticorpi IgG e agli IgM. Indica che la gestante non ha mai contratto l’infezione e quindi potrebbe svilupparla durante la gravidanza. In questo caso il test va ripetuto periodicamente nel corso dei 9 mesi per intervenire tempestivamente se l’infezione compare. Parallelamente la futura mamma deve seguire una serie di precauzioni specifiche allo scopo di ridurre il rischio di contrarla.
  •  positivo agli anticorpi IgG e agli IgM. Significa che la donna ha contratto l’infezione di recente e sta attraversandone la fase acuta. Anche in questo caso sarà necessario effettuare una serie di controlli e interventi.

 

 
 
 

In sintesi

Come si fa il Torch?

L’esecuzione degli esami del complesso Torch è molto semplice e assolutamente non invasiva né pericolosa per il bimbo ne pancione. Basta infatti un prelievo di sangue, come un normale esame, da analizzare in laboratorio.

 

 

Fonti / Bibliografia

Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

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