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Gli esami del sangue tra la 33a e la 37a settimana sono fondamentali per monitorare la salute della donna e del bambino quando la gravidanza è ormai in una fase avanzata, nel terzo trimestre e il parto si sta avvicinando. Secondo quanto previsto dai nuovi Lea del 2017, questi esami sono gratuiti se eseguiti nelle strutture pubbliche o convenzionate con il Servizio sanitario nazionale. Vediamo quali sono gli esami del sangue da eseguire tra la 33a e la 37a settimana di gestazione.
Emocromocitometrico
Controlla aspetto, quantità e percentuali dei globuli bianchi e dei globuli rossi (le cellule del sangue) e la concentrazione dell’emoglobina (la proteina che trasporta l’ossigeno ai vari tessuti). Questo test è utile per accertare che la futura mamma non soffra di anemia, un disturbo caratterizzato dalla carenza di globuli rossi oppure da una quantità insufficiente di emoglobina. Globuli bianchi in eccesso possono indicare un’infezione o una malattia e il medico può richiedere altri approfondimenti. Nell’esame emocromocitometrico si esaminano anche le piastrine, elementi del sangue che regolano la coagulazione.
Toxo-Test
Serve a scoprire se la gestante ha contratto la Toxoplasmosi, una malattia dovuta al batterio Toxoplasma gondii che, in gravidanza, è pericolosa per la salute del bambino. Infatti se presa soprattutto nel primo trimestre di gestazione può causare problemi di sviluppo. Nel corso della gravidanza, quindi, si ripete questo esame, ricercando gli anticorpi specifici. È importante sapere che, in questa fase della gravidanza, il rischio di trasmissione al feto è alto, in quanto il protozoo passa facilmente dalla placenta e si parla di un rischio di trasmissione che raggiunge il 70-90% dopo la 30a settimana. I rischi di danni al bambino però sono molto meno gravi, se non nulli perché il piccolo ormai è quasi completamente sviluppato.
Virus dell’epatite B (HBsAg)
Con questo esame si ricerca nel sangue l’antigene di superficie dell’epatite B, chiamato HBsAg. È una molecola che si trova sulla superficie del virus e può essere individuata circa 6-8 settimane dopo essere state contagiate. Questo permette di capire se nel sangue della futura mamma sono presenti tracce di questo virus. In caso positivo, infatti, sarà necessario prendere le dovute precauzioni al momento del parto, per evitare di trasmettere l’infezione al bambino. In genere, in questo caso non è possibile l’allattamento al seno, perché anch’esso è a rischio di trasmissione dell’infezione. L’epatite B può essere trasmessa tramite i fluidi corporei ed è in genere senza sintomi.
Test per la Sifilide
In questa fase della gravidanza si effettuano nuovamente gli esami per la sifilide, una malattia venerea oggi molto diffusa, che se contratta nei nove mesi può passare al bambino con gravi conseguenze. La sifilide è provocata dal batterio Treponema pallidum, che è particolarmente aggressivo e può essere trasmesso al feto durante la gravidanza, il parto e l’allattamento. Gli esami passati dal Servizio sanitario nazionale sono VDRL (Veneral Disease Research Laboratory) e TPHA (Treponema pallidum Haemoagglutination Assay), che si eseguono sul siero del sangue.
Test per l’Aids
Si eseguono in questa fase avanzata della gravidanza anche gli esami per escludere un contagio da Hiv, il virus dell’immunodeficienza acquisita (Aids). È importante saperlo, per evitare il rischio di contagio con il neonato durante il parto e nell’allattamento. Se scopre di essere affetta da Hiv, la futura mamma può iniziare subito il trattamento specifico per lei ed, eventualmente, per il bimbo che porta in grembo.
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In breve
Gli esami del sangue da mettere in calendario nella settimane che vanno dalla 33 alla 37 sono: toxo-test, test aids, emocromocitometrico, quelli per Aids e Sifilide. Sono esenti da ticket per tutte le donne incinte.