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Con un macchinario inventato in Italia, in grado di separare ogni singola cellula presente in un fluido, dalla saliva al sangue, per poterle analizzare e scandagliare una a una, sarà possibile in futuro “recuperare” cellule fetali nel sangue materno per diagnosticare malformazioni e problemi fetali senza ricorrere all’amniocentesi.
Tecnologia made in Italy
La tecnologia del DEParray, questo il nome dell’apparecchio messo a punto da due ingegneri bolognesi, è in grado di identificare singole cellule fetali dal sangue materno con una sensibilità e selettività maggiori rispetto agli altri test disponibili: riesce a lavorare anche su numeri limitati di cellule, isolandole anche se sono molto rare nel campione e senza danneggiarle, in modo da poterle poi sottoporre a test genetici e a prove funzionali, che richiedono la cellula viva. Il campione da analizzare viene depurato in modo da poter valutare dalle 30 alle 50mila cellule per volta. Viene poi trattato per marcare le cellule della tipologia che interessa trovare, quindi viene “caricato” su una cartuccia dove microscopiche “gabbie” intrappolano le singole cellule, che quindi possono essere scelte una per una ed estratte per essere analizzate nel loro Dna o per altri parametri.
Oggi solo screening
Oggi si eseguono test di ricerca del Dna fetale nel sangue materno che tuttavia sono validi solo come screening: in caso risultino positivi serve comunque sottoporsi a villocentesi o amniocentesi. Se questo dispositivo riuscirà a individuare e analizzare le singole cellule fetali nel sangue materno, invece, si avrà un test diagnostico a tutti gli effetti, che potrebbe sostituire l’amniocentesi.
La ricerca su ampia scala
I marcatori delle cellule fetali nel sangue materno sono già stati individuati e le prime cellule sono già state isolate attraverso un progetto di ricerca che coinvolge 100 mamme in Italia, attraverso la Fondazione Tettamanti del San Gerardo di Monza, e 100 donne di Singapore. Al momento in Italia sono stati installati una trentina di macchinari, nel mondo sono un centinaio. Non sono ancora utilizzati in clinica, ma i progetti per ottenere test da usare su larga scala sono già parecchi.