Argomenti trattati
La stitichezza in gravidanza è un problema molto comune tra le gestanti. È dovuta a diversi fattori, sia di tipo ormonale, sia di tipo “meccanico”, a causa del peso del feto che preme sull’intestino, costituendo un ostacolo al transito delle feci. Questo disturbo è molto comune si risolve modificando l’alimentazione in gravidanza e le proprie abitudini quotidiane. Se questo non è sufficiente, è importante rivolgersi al ginecologo per un lassativo adatto alla gestazione, non nocivo per mamma e bebè.
Stitichezza in gravidanza nelle prime settimane
La stitichezza in gravidanza appare già nelle prime settimane e colpisce circa il 50% delle gestanti. Insieme con la nausea, è uno dei primi sintomi che compaiono in gestazione. Di entrambi i disturbi, nausea e stitichezza, è responsabile il progesterone, un ormone che aumenta notevolmente nell’organismo della donna dopo la fecondazione.
Il progesterone ha la funzione di ridurre al minimo le contrazioni uterine, per fare sì che l’embrione non venga espulso e quindi possa quindi annidarsi nella parete uterina e poi svilupparsi.
Esercita quindi un effetto miorilassante, che ha anche l’effetto di ridurre la peristalsi intestinale. Questa è l’insieme dei movimenti involontari dell’intestino, che fanno procedere la massa fecale verso il basso, per essere espulsa. Poiché la peristalsi intestinale si riduce, i problemi di stipsi compaiono già nelle prime settimane di gravidanza.
Stitichezza in gravidanza nel primo trimestre
Anche la nausea e il vomito in gravidanza, disturbi tipici del primo trimestre, sono dovuti anche all’aumento di concentrazione di progesterone: questo ormone, infatti, rallenta la digestione e aumenta la produzione di acidi gastrici. Nausea e vomito, inoltre, non solo hanno un’origine in comune con la stitichezza in gravidanza, ma ne sono anche una causa. Infatti la donna tende a ridurre la quantità di cibo e di liquidi e diminuisce anche le fibre, presenti in frutta e verdura.
Questi alimenti sono spesso messi da parte a vantaggio di cibi che alleviano la nausea, come i crackers, i grissini e in generale tutto quello che è secco e salato. Il poco cibo che si assume nei primi mesi di gravidanza, quindi, non aiuta a combattere la stitichezza.
Stitichezza in gravidanza nel secondo trimestre
La stitichezza non si risolve con il procedere della gravidanza, anzi: solitamente peggiora fino al parto. Nel secondo trimestre, altre cause oltre agli alti livelli di progesterone concorrono a causare problemi di stipsi. Vediamo quali sono.
L’aumento di volume dell’utero
Dal secondo trimestre in poi, il feto inizia ad accrescersi rapidamente e l’utero cambia di dimensioni e volume, arrivando a pesare almeno quattro chili a fine gravidanza, compresi il bambino e il liquido amniotico. L’utero è anatomicamente situato a ridosso dell’intestino e, ingrandendosi, poggia sul canale intestinale, costituendo un ostacolo meccanico al passaggio delle feci. Queste, già rallentate per l’azione del progesterone, divengono davvero difficili da espellere.
L’azione di alcuni integratori
Sempre dal secondo trimestre, molte gestanti vanno incontro a problemi di anemia in gravidanza. Il feto infatti cresce in fretta e sottrae ferro all’organismo della mamma per produrre i propri globuli rossi e la donna si trova quindi in una situazione di carenza, messa in luce dalle analisi del sangue.
In questi casi, il ginecologo prescrive integratori o farmaci a base di ferro e di acido folico per compensare le quantità sottratte alla donna. Il ferro a volte può avere un’azione lassativa, ma nella maggior parte dei casi aumenta i problemi di stipsi. Il risultato è che andare di corpo diventa sempre più difficile.
Come affrontare la stitichezza in gravidanza
Il problema della stitichezza va affrontato perché causa un forte disagio e malessere alla gestante. Senza contare che le feci dure e secche, difficili da espellere possono favorire la formazioni di emorroidi, dolorose dilatazioni delle vene che si trovano in corrispondenza dell’ano.
È quindi bene parlare con il ginecologo di questo problema, per individuare la soluzione più adatta, che solitamente si articola in un cambiamento radicale dello stile di vita.
Modificare la dieta
La corretta nutrizione in gravidanza è essenziale per contrastare la stitichezza. La dieta quotidiana deve comprendere alimenti ricchi di fibre, che assorbono l’acqua all’interno del lume intestinale e rendono quindi le feci più morbide e più semplici da espellere. Di fibre sono ricchi gli alimenti vegetali: frutta (in modo particolare kiwi ben maturi e prugne), ortaggi come fagiolini, erbette, spinaci, bietole cotti al vapore e conditi con olio di oliva, legumi di tutti i tipi, frutta a guscio. Molte fibre si trovano anche nei cereali integrali, che si possono consumare al mattino con un po’ di latte parzialmente scremato.
Fare un po’ di attività fisica
Muoversi quanto più possibile è essenziale quando si soffre di stitichezza, perché il movimento aiuta il transito intestinale delle feci e migliora la peristalsi che, come abbiamo visto, è rallentata dagli effetti del progesterone. Non è necessario esagerare: basta continuare a praticare l’attività fisica di sempre (a patto che il ginecologo sia d’accordo). Se proprio non è possibile fare altro, anche solo una camminata di buon passo, dopo colazione o dopo il pasto, è di aiuto contro la stipsi.
Bere tanto
Una corretta idratazione aiuta a combattere la stitichezza. Infatti l’acqua che viene assunta idrata e ammorbidisce le feci, soprattutto in gravidanza, quando il volume del sangue circolante nell’organismo materno aumenta, per far fronte alle esigenze del feto in crescita. È quindi importante assumere non meno di un litro e mezzo-due litri di liquidi al giorno, sotto forma di acqua, brodo, spremute senza zucchero per non correre il rischio di diabete gestazionale. Sarebbe anzi opportuno assumere due bicchieri di acqua a digiuno, al mattino appena sveglia.
Ricorrere ai lassativi naturali
I lassativi chimici sono sconsigliati soprattutto in gravidanza, perché contengono sostanze che potrebbero essere nocive al feto. Si può invece ricorrere a sostanze naturali come psyllium, lattulosio, sorbitolo, macrogol, che hanno un effetto osmotico: richiamano acqua nelle feci in quantità maggiore e rendono le feci molto più morbide, senza creare problemi al bambino e senza rischi di assuefazione. Per un periodo non superiore ai tre giorni, si può provare anche con le supposte o i microclismi di glicerina, una sostanza che irrita leggermente la mucosa rettale stimolando l’evacuazione. Possono essere però fastidiose se si soffre di emorroidi.
Provare con i probiotici
Assumere batteri probiotici (in forma di latte fermentato o apposite preparazioni che potrà consigliare il ginecologo) migliora l’equilibrio del microbiota intestinale e favorisce la regolarità. Possono anche essere utili complessi specifici, per esempio l’abbinamento niacina e triptofano.
Assumere la posizione corretta
Anche il modo in cui ci si siede sul wc per evacuare è importante. Per esempio è consigliata la posizione “alla turca”, cioè accovacciata, che esercita una pressione naturale sull’intestino e favorisce il transito fecale. Si può adottare anche sul normale wc di casa, utilizzando un rialzo sul quale appoggiare i piedi per essere ben stabile e poter contare su una sufficiente spinta delle gambe.
Contattare un’esperta
Se la stitichezza in gravidanza è davvero ostinata, può essere utile parlare con un’ostetrica o una fisioterapista esperta in riabilitazione colo-rettale. Questo trattamento consiste in una serie di esercizi finalizzati a recuperare la funzionalità dei muscoli rettali, coinvolti nella defecazione, che possono aver perso tono a causa delle emorroidi che causano dolore oppure per un uso prolungato di lassativi non adatti, già da prima della gravidanza.
Immagine di Cparks per pixabay.com
Fonti / Bibliografia
- Utero in gravidanza, come cambiano le sue dimensioni? - Humanitas San Pio XL'utero in gravidanza si estende e cresce in modo esponenziale. Prima della fecondazione, l'utero è lungo circa 8 centimetri e si trova nella pelvi.
- https://www.sigo.it/wp-content/uploads/2018/06/LG_NutrizioneinGravidanza.pdf