La sensazione di dover fare pipì più spesso ha inizio fin dalle prime settimane di gravidanza.
L’utero infatti cresce velocemente già dal momento del concepimento e il suo ingrossamento, anche se non ancora percepibile dall’esterno, incomincia a premere sulla vescica, favorendo lo stimolo a urinare. Tra il secondo e il terzo mese di gravidanza poi questa pressione sulla vescica continua ad aumentare.
Il disturbo si riduce quando l’utero si innalza dallo scavo pelvico, per ricomparire successivamente negli ultimi mesi, quando il bimbo nel pancione ricomincia a pesare sulla vescica.
Nel corso dei nove mesi può anche capitare di avere piccole perdite involontarie di urina. In genere, ciò avviene mentre si effettua uno sforzo anche lieve (per esempio una corsa o uno starnuto).
Oltre al peso dell’utero e alla pressione esercitata sulla vescica, anche il progesterone, un ormone presente in grande quantità in gravidanza, contribuisce ad acuire lo stimolo a fare pipì.
Quest’ormone, infatti, rilassa le fasce muscolari dell’utero e del pavimento pelvico (l’insieme dei muscoli che sostengono intestino, vescica e utero) per permetterne la dilatazione durante l’attesa e al momento del parto, ma provoca, come effetto indesiderato, il rischio di una lieve incontinenza. Talvolta succede infatti che la futura mamma non riesca a controllare la fuoriuscita di pipì.
Che cosa fare?
- È bene svuotare la vescica non appena si avverte anche un leggero stimolo: aiuta a evitare eventuali perdite involontarie di gocce di pipì;
- può essere utile utilizzare assorbenti sottili per non bagnare la biancheria intima;
- è importante eseguire fin dall’inizio della gravidanza la ginnastica specifica per rinforzare il pavimento pelvico;
- un esercizio utile consiste nella contrazione dei muscoli della vagina e può essere effettuato in qualsiasi posizione (sdraiate, sedute o in piedi), alternando contrazioni a rilasciamenti dei muscoli, per almeno 5 minuti al giorno;
- un metodo semplice per individuare i muscoli in questione è quello di fare la pipì “a intermittenza” (si inizia a urinare, si smette per qualche secondo e poi si riprende). Questo esercizio, però, va eseguito solo una volta, esclusivamente per individuare i muscoli giusti (in gravidanza, infatti, è meglio evitare di trattenere la pipì, perché questa pratica può facilitare la comparsa di cistite, cioè l’infiammazione della vescica).