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Il senso di stanchezza e affaticamento un disturbo del tutto naturale, connesso soprattutto al sovraccarico di lavoro cui l’organismo della futura mamma viene sottoposto per garantire il graduale sviluppo del feto.
Il primo trimestre rappresenta di solito la fase in cui si manifesta in modo più evidente in quanto il corpo della donna deve ancora abituarsi ai profondi cambiamenti messi in atto a partire dal concepimento e appunto fa “più fatica”.
Con l’inizio del secondo trimestre, invece, per effetto del progressivo adattamento alla nuova condizione, nella maggior parte dei casi la stanchezza tende a ridursi notevolmente o a scomparire del tutto. Possono però subentrare altri disturbi che interferiscono con il sonno, provocando, di conseguenza, un senso di stanchezza durante il giorno.
Perché non si dorme bene
A cominciare dal quinto mese, il maggior volume raggiunto dall’utero favorisce i disturbi del sonno, rendendo più difficoltoso l’addormentamento, soprattutto se si è abituate a dormire a pancia in giù.
In questo periodo aumentano inoltre i movimenti fetali, che si moltiplicano proprio durante le ore notturne, arrivando in alcuni casi a svegliare la donna: di giorno, al contrario, il piccolo nel pancione tende a dormire di più in quanto “cullato” dal corpo in movimento della futura mamma.
Se infine, come capita di frequente, sono presenti anche disturbi come la nausea, i bruciori di stomaco, l’aumentata frequenza della necessità di urinare, il mal di schiena o le difficoltà circolatorie, la regolarità del sonno finirà inevitabilmente per essere ulteriormente ostacolata, con l’effetto di aumentare il senso di stanchezza durante il giorno.
In particolare il senso di sonnolenza, che tende spesso a comparire durante lo svolgimento delle normali attività quotidiane, è dovuto anche all’alterazione dei ritmi del sonno notturno, un’altra condizione molto comune nei nove mesi.
A favorire la comparsa di insonnia in gravidanza contribuiscono le variazioni ormonali, e più precisamente il più elevato livello di progesterone (ormone caratteristico dell’attesa) presente nel sangue della gestante, e la modificazione della funzionalità tiroidea.
Tra i vari effetti indotti da questi cambiamenti rientra appunto la riduzione della quantità di sonno “non Rem” (dall’acronimo Rapid Eyes Movement, riferito al rapido movimento oculare che si registra mentre è in corso la fase “Rem”, quella in cui si sogna) corrispondente alla fase più profonda e riposante del sonno.
Che cosa fare
- Assecondare il bisogno di riposo che esprime il corpo interrompendo quanto prima l’attività in cui si è impegnate per un breve riposino (anche solo 10-15 minuti possono essere sufficienti per recuperare le energie): ritardare troppo questo “stacco” non fa che aumentare la stanchezza rendendo più difficile il suo superamento;
- evitare i sonnellini troppo lunghi nelle ore del tardo pomeriggio perché rischiano di rendere più difficile la fase dell’addormentamento serale;
- rilassarsi “staccando” la concentrazione dall’attività che si sta svolgendo, per esempio ascoltando musica o leggendo una rivista comodamente sedute in poltrona o sdraiate sul divano;
- la sera consumare una cena leggera avendo cura, prima di andare a letto, di svolgere un’attività che favorisca la comparsa del sonno: fare una breve passeggiata, bere un bicchiere di latte tiepido o una camomilla, fare un bagno caldo e rilassante.