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La placenta è l’organo che, collegando la mamma con il feto, ne permette la sopravvivenza e la crescita fino al parto. Si tratta di un organo temporaneo che si forma a inizio gravidanza nell’utero. Come spiega la dottoressa Elisabetta Colonese, ginecologa, esperta in Terapia della Sterilità di Coppia a Milano, si parla di placenta previa quando l’impianto dell’embrione avviene nel segmento uterino inferiore (tra il corpo dell’utero e l’orifizio uterino interno, che si trova all’inizio del canale cervicale) e la placenta raggiunge o ricopre, parzialmente o completamente, l’orifizio uterino interno.
Questa eventualità non è frequente, anche perché spesso la placenta previa torna in posizione normale nel corso della gravidanza. La condizione, che può avere diversi gradi di gravità, va comunque tenuta sotto controllo. La placenta previa, infatti, può provocare un sanguinamento pericoloso per la mamma e per il bambino; si rischia inoltre un distacco che può causare una sofferenza fetale e la necessità di indurre il parto.
Cosa è la placenta previa
La placenta si posiziona normalmente nella parte medio-superiore della cavità uterina (o corpo dell’utero). La dottoressa Colonese spiega che, nel caso in cui la placenta si trovasse invece nella parte bassa dell’utero o più correttamente nel segmento uterino inferiore (tra il corpo dell’utero e l’orifizio uterino interno), si è di fronte a quella che si definisce placenta previa.
Da un punto di vista ecografico la placenta previa viene classificata in base al grado di rilevanza clinica, cioè in base alla gravità della condizione:
- marginale: la placenta è posizionata a una distanza inferiore ai 2 centimetri dal bordo dell’orifizio uterino oppure in modo tale da toccarlo senza ostruirlo
- parziale: la placenta ostruisce parzialmente l’orifizio uterino
- otale: la placenta ricopre interamente l’orifizio uterino. È la forma più grave che necessita di maggior controllo da parte del ginecologo perché può dare problemi anche molto seri.
La dottoressa Colonese precisa, comunque, che l’evenienza è rara: la placenta previa interessa infatti il 3% delle gravidanze. Per altro, con la crescita del feto, la placenta tende a essere trascinata in alto: solo circa una donna su dieci di quelle che presentano una placenta a inserzione bassa nelle prime fasi della gravidanza arriva al parto con una placenta previa.
Quando si scopre di avere la placenta previa
A differenza della parte medio-superiore della cavità uterina, dove normalmente si posiziona la placenta, il segmento uterino inferiore tende a espandersi progressivamente durante il terzo trimestre di gravidanza e, in particolare, durante il travaglio di parto. In caso di placenta previa questo ne provoca il progressivo distacco con la conseguente presenza di perdite di sangue.
Il sanguinamento rappresenta infatti l’unico sintomo di questo disturbo: tende a verificarsi a partire dalla 20a settimana di gestazione, nel corso dell’ultimo trimestre di attesa e/o durante il parto. Le perdite di sangue si contraddistinguono per un colore rosso vivo e non sono associate a dolori. L’entità del sanguinamento varia a seconda del tipo di placenta previa, passando dal più leggero quando la placenta previa è marginale fino a vere e proprie emorragie in caso di placenta previa totale.
Il ginecologo ha modo di verificare chiaramente la presenza della placenta previa attraverso l’ecografia: in particolare, il sospetto tende a emergere nel corso della seconda ecografia (morfologica) che viene fatta tra la 19 e la 21esima settimana di gravidanza. La conferma si ottiene solo attraverso l’esecuzione di un’ecografia transvaginale. Un’ulteriore ecografia transvaginale viene fatta in genere nel terzo trimestre di gravidanza per verificare la posizione che ha assunto la placenta con la crescita e la distensione dell’utero.
Tutti i rischi
Una placenta previa rappresenta una condizione a rischio di sanguinamento grave che può compromettere la salute della madre e del bambino. Raramente il sanguinamento è così importante da richiedere una emotrasfusione (trasfusione di sangue). Se la perdita di sangue però è molto importante può essere necessario indurre il parto prima del termine; naturalmente più viene anticipata la nascita del bambino rispetto al termine, maggiori sono i rischi per la sua salute. Un parto cesareo molto pretermine, quindi, viene preso in considerazione solo se il sanguinamento è così severo da causare rischi per la mamma e per il bambino. Inoltre, se la placenta è previa, può impedire al feto di assumere la normale posizione cefalica: il bambino potrebbe avere una presentazione podalica o trasversa fino a termine di gravidanza.
Cosa fare
Nel caso di una placenta previa che non dà sanguinamenti non è necessario nessun tipo di ricovero. Si può condurre una vita normale evitando, cosa che si dovrebbe comunque fare anche in caso di una placenta in posizione normale, di fare sforzi eccessivi. Importante resta comunque il fatto di trovarsi sempre in un luogo dove si possa raggiungere facilmente un ospedale nel caso si dovesse verificare un’emorragia.
Se invece si presenta un episodio di sanguinamento si prevede in genere un ricovero ospedaliero. Se il sanguinamento si ferma, di solito, si può tornare a casa. Viene prescritto però il riposo assoluto (in particolare va evitata qualsiasi attività che aumenti la pressione intra-addominale e la posizione più consigliata è quella sdraiata) e l’astinenza da rapporti sessuali che potrebbero provocare ulteriori perdite ematiche inducendo l’inizio delle contrazioni o causare un trauma diretto. Importante anche monitorare il livello del ferro nel sangue e intervenire con integratori quando necessario.
Qualora si dovesse verificare un secondo episodio emorragico, la futura mamma verrà invece ricoverata nuovamente e tenuta in osservazione fino al parto. Il ricovero in ospedale dopo le 34 settimane di gestazione viene proposto in presenza di placenta previa totale anche nel caso in cui non ci sia mai stato un sanguinamento: c’è infatti un rischio di sanguinamento improvviso e severo che potrebbe comportare la necessità di un taglio cesareo urgente. La pianificazione del parto dipende in ogni caso dalle condizioni materne e fetali: se la gestante è stabile, può essere effettuato da 36 settimane/0 giorni a 37 settimane/6 giorni.
In caso di placenta previa si procede in genere con un taglio cesareo. Può essere comunque valutato il parto vaginale se, dopo un’ecografia transvaginale alla 36esima settimana, il margine è compreso tra 1,5 e 2,0 cm dall’orifizio cervicale. La valutazione del ginecologo, effettuata in base alla conoscenza della storia clinica della paziente, resta comunque basilare nella decisione di come procedere nel parto.