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Cistiti e altre infezioni delle vie urinarie sono molto comuni in gravidanza. Si definiscono basse, chiamate genericamente cistiti, quando colpiscono la vescica o l’uretra. Le infezioni urinarie alte, chiamate pielonefriti, sono più serie e coinvolgono i reni o gli ureteri (i canali attraverso i quali l’urina passa dal rene alla vescica). I microrganismi responsabili delle cistiti, se non trattati bene e per tempo, possono risalire lungo le vie urinarie e dare origine a una pielonefrite. Le infezioni delle vie urinarie, dunque, non vanno sottovalutate, perché, se trascurate, possono danneggiare i reni, organi fondamentali per il buon funzionamento dell’organismo. Le donne sono più spesso interessate: il 50% delle donne adulte (tra i 20 e i 50 anni) ha avuto qualche episodio di infezione delle vie urinarie nel corso della vita; addirittura il 20-30% sviluppa uno o più episodi ogni anno, e l’incidenza aumenta con l’età, in gravidanza e nelle donne affette da diabete.
Perché sono più frequenti durante l’attesa
Soprattutto negli ultimi mesi, la futura mamma ha più probabilità di contrarre un’infezione delle vie urinarie. Ciò è dovuto in particolare al fatto che il feto, crescendo di peso e dimensioni, provoca una compressione dell’apparato uro-genitale, causando spesso un ristagno di urina in cui proliferano colonie di batteri. Nel 15% delle gravidanze si riscontra un’infezione urinaria asintomatica, chiamata batteriuria, che a volte può progredire in infezioni più acute sintomatiche a carico della vescica, come le cistiti, e dei reni.
Mentre normalmente la sola presenza di batteri nelle urine, senza i sintomi tipici dell’infezione, non sempre viene trattata, nelle donne incinte si preferisce intervenire. Questo perché sembra che in gravidanza le infezioni urinarie siano associate al rischio di parto prematuro e di rottura prematura delle membrane amniotiche. È quindi importante contrastarle ancora prima della manifestazione dei sintomi e, a tale scopo, viene effettuato per tutta la durata della gravidanza l’esame delle urine, gratuito, se prescritto dal medico di base o da un ginecologo di struttura pubblica ed eseguito in una struttura pubblica o convenzionata.
In ogni caso, attenzione a non confondere il bruciore tipico dato dalla cistite con il prurito che può dare la candidosi, un altro disturbo delle zone intime, provocato da un fungo (la candida albicans) e assai frequente in gravidanza.
Servono gli antibiotici
Spesso l’esame delle urine è associato a un’urinocoltura che serve per individuare il tipo di batterio specifico in modo da scegliere (con l’antibiogramma) l’antibiotico più idoneo a eliminarlo e sempre seguendo le indicazioni del ginecologo e compatibilmente con lo stato di gravidanza. In alcuni casi, visto che per avere i risultati dell’urinocoltura è necessario aspettare qualche giorno, il medico, sulla base dei sintomi e della serietà dell’infezione, potrà prescrivere una cura antibiotica ad ampio spettro da iniziare subito e che verrà eventualmente modificata in base al risultato dell’esame. Una seconda urinocoltura eseguita dopo due settimane dalla fine del trattamento antibiotico, è utile per controllare la scomparsa dell’infezione e l’avvenuta guarigione. In caso di recidiva occorre, invece, ripetere la terapia.