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Nausea e vomito sono sintomi tipici della gravidanza, soprattutto nelle prime fasi. Possono risultare molto fastidiosi ma in genere terminano presto e non sono più di tanto preoccupanti. Si parla di iperemesi gravidica invece quando la condizione di nausea e vomito è acuta e perdura oltre la 16 o la 18 settimana creando squilibri importanti che possono portare a una forte debilitazione nella madre, con risvolti negativi anche sul feto.
Le cause del problema sono diverse e ancora non del tutto note: importante in ogni caso intervenire tempestivamente contattando il ginecologo in modo che possa essere messa in atto la giusta terapia che serve per alleviare i sintomi e prevenire le conseguenze più gravi dell’iperemesi.
Di cosa si tratta
Il termine non è così conosciuto. Ma cosa è in sostanza l’iperemesi gravidica? E’ una condizione grave di nausea e vomito, decisamente più severa rispetto alle nausee mattutine che molte donne sperimentano soprattutto all’inizio gravidanza.
Lo dimostrano i numeri: se nausee e vomito in forma blanda interessano circa il 50/80% delle donne che aspettano un bambino, l’iperemesi gravidica, condizione ben più grave, riguarda una percentuale tra lo 0,3 e il 3% delle gravidanze, con una prevalenza nelle prime gravidanze e in quelle multiple. E’ importante monitorare con attenzione l’iperemesi gravidica dal momento che può portare, quando si protrae oltre la 16-18 settimana di gravidanza, a uno stato di profonda debilitazione: può creare squilibri alla pressione fino allo svenimento, danni organici a livello epatico, all’esofago e addirittura a livello neurologico per carenze vitaminiche.
Sintomi
I sintomi che segnalano la possibile presenza di iperemesi gravidica sono la nausea e il vomito persistenti così acuti da rendere impossibile mangiare o comunque trattenere ciò che si ingerisce. Il persistere di questa condizione porta a forti squilibri nell’organismo materno:
- disidratazione che si manifesta inizialmente con secchezza delle mucose, urina scarsa, senso di affaticamento e prostrazione
- alterazioni elettrolitiche che riguardano cioè i minerali (sodio, potassio, calcio e magnesio) contenuti nel sangue
- perdita di peso significativo cioè più del 5% del peso corporeo
Il persistere di queste condizioni porta all’ipotensione cioè a un abbassamento della pressione a volte molto brusco che può determinare svenimento e tachicardia. Non va trascurato anche il lato psicologico: l’iperemesi può compromettere le normali attività, interferire con la qualità della vita e provocare ansia e depressione in un momento già delicato dal punto di vista emotivo come è la gravidanza.
I danni al feto
Lo stato di debilitazione generale dovuta all’iperemesi può comportare infine carenze al feto e comprometterne il corretto sviluppo: può determinare infatti basso peso alla nascita ma anche disturbi che si presentano nel tempo. Uno studio della David Geffen School of Medicine della University of California, pubblicato sulla rivista European Journal of Obstetrics and Gynecology and Reproductive Biology ha confermato i potenziali rischi dell’iperemesi gravidica sui nascituri: su un campione di 312 bambini nati da madri con iperemesi gravidica e 169 bambini nati da mamme che non ne hanno sofferto, i primi hanno mostrato un rischio superiore del 3,28 % di incorrere in problematiche dello sviluppo relative a disturbi di attenzione, sensoriali e di apprendimento.
H3 Come si rileva
Anche se nausea e vomito persistenti sono segnali chiari di iperemesi, occorre procedere a una serie di esami per diagnosticare la problematica. Serve rilevare i valori relativi a:
- funzionalità renale
- ormone tireostimolante
- azotemia
- creatinina
- funzionalità epatica
- magnesio
- fosfato
- elettroliti sierici
- corpi chetonici urinari
L’ecografia serve per verificare la presenza di una gravidanza gemellare o multipla e per escludere la presenza, per quanto rara, di una mola idatiforme, una forma tumorale generalmente benigna della placenta. Basilare poi il controllo a cadenza regolare del peso.
Cause
Le cause dell’iperemesi gravidica non sono state ancora del tutto accertate. Gli studi più recenti la legano a componenti di ordine genetico.
L’iperemesi gravidica risulta inoltre associata a un aumento particolarmente rapido di:
- estrogeni
- beta hCG (o ormone della gravidanza).
Condizioni patologiche come l’ipertensione e la preeclampsia possono favorire l’iperemesi che può anche essere correlata a fattori di ordine psicologico, in particolare ansia e stress legata alla gravidanza oppure preesistenti. Da non trascurare infine fattori meccanici come la distensione intestinale o la presenza di reflusso che possono favorire l’iperemesi così come la presenza di un’elevata massa placentare per una gravidanza multipla o una gestazione molare.
Quanto dura
Quando nausea e vomito sono acuti e persistenti è importante avvisare tempestivamente il ginecologo o il medico curante dal momento che una presa in carico rapida può essere d’aiuto per monitorare e tenere sotto controllo l’evoluzione del disturbo. Nella maggior parte dei casi il problema rientra attorno alla 18-20 settimana di gravidanza ma può anche proseguire per tutti i nove mesi dell’attesa.
Come si cura
Il primo obiettivo degli interventi contro l’iperemesi è quello di alleviare i sintomi in modo da prevenire la disidratazione e i sintomi più gravi così da preservare la salute e il benessere della mamma e del feto. Importante sempre tener presente che non è possibile intervenire da soli: il monitoraggio di un pool di specialisti, dal ginecologo all’ostetrica fino alla nutrizionista, è basilare per controllare costantemente la situazione.
- In alcuni casi attente correzioni alimentari possono essere d’aiuto. Può essere utile, ad esempio, mangiare poco e spesso così da evitare di assumere cibo a stomaco del tutto vuoto, privilegiare i cibi asciutti, bere a piccoli sorsi e lontano dai pasti. Importante anche evitare tutti gli odori di cibo troppo intensi che possono innescare la nausea.
- Quando l’iperemesi perdura oltre la 18 settimana, onde evitare che determini scompensi, si può intervenire inizialmente correggendo la mancanza di elettroliti (sodio, potassio, calcio e magnesio) conseguente al vomito. Si procede quindi sospendendo temporaneamente l’alimentazione e supportando l’organismo con l’infusione mediante flebo di liquidi ed elettroliti. Il cibo viene gradualmente reintrodotto quando i livelli di elettroliti, monitorati attraverso l’esame del sangue, tornano nella norma. Solo in rarissimi casi si presenta la necessità di un’alimentazione per via endovenosa prolungata per molti mesi, anche per l’intera gravidanza.
Qualora il disturbo dovesse proseguire anche dopo la reintroduzione di liquidi ed elettroliti, si può ricorrere a farmaci come gli antiemetici e la vitamina B6 che vanno sempre assunti sotto diretto controllo medico.
- Da ricordare infine l’importanza di un supporto psicologico dal momento per affrontare ansia e stress che possono accompagnare l’iperemesi e peggiorare la condizione di prostrazione della futura mamma.